domenica 6 novembre 2016

LETTURA LAICA E IMMAGINI SACRE



Per una lettura laica delle immagini sacre
Polemiche sciocche in Italia. Qualche professore, campione d’ignoranza – presuntuosa, come sempre è l’ignoranza - vuole cancellare simboli e segni religiosi ritenendoli sorpassati e lesivi di religioni differenti. E non si rendono conto che certi simboli, certe icone, riassumono il portato di civiltà millenarie, esprimendo valori condivisibili che con la religiosità hanno ormai poco a che vedere, o meglio, che ormai rappresentano e incarnano anche valori extrareligiosi. Vale per le religioni precristiane come per altre religioni, per quelle cosiddette pagane di cui a suo tempo il cristianesimo si sbarazzò tacciandole di idolatre e primitive, forse per tutte quelle che hanno rappresentato un momento imprescindibile della spiritualità umana. Chi se la sentirebbe di criticare i grossi Budda panciuti, i penati grecoromani, le immagini della Dea Fortuna o del sommo Giove, i totem e le simbologie maoiste o animiste? Venendo a noi. La Sacra famiglia, Giuseppe, la Madonna e il bambinello: era l’immagine immancabile nelle case rurali e borghesi almeno sino alla metà del secolo scorso, il “capoletto” dei nostri nonni, a rappresentare il simbolo di una famiglia povera ma autosufficiente, che viveva del proprio lavoro - l’ascia e il panchetto del falegname – la famiglia in seno a una comunità pacifica, fatta di brava gente. Talvolta sullo sfondo della sacra famiglia si scorgeva addirittura il dolce anacronismo di una chiesa con relativo campanile. L’immagine della sacra famiglia del presepe, un inno al mistero della natività, che è sempre un miracolo e un dono. Un’immagine universale che incarna duemila secoli di cristianesimo. Accanto all’altra, ancor più universale: il crocefisso. La croce, stilizzazione dell’uomo leonardesco, mille anni prima di Leonardo, e prima ancora dell’uomo vitruviano, un asse verticale – l’elevazione - e un asse orizzontale – la condivisione -. E poi il corpo ignudo del Cristo appeso, simbolo e ricordo della sofferenza umana che coinvolge tutto e tutti, l’invito a sublimare la nostra sofferenza e la nostra lotta, il trionfo del conculcato, del contestato, della vittima, del martire. Un simbolo universale, offensivo solo per chi non sa leggerne il significato. E poi i Santi cristiani e le loro statue, scolpite da grandi artisti o create da semplici artigiani, i santi come incarnazione dei penati, cioè delle madri e dei padri protettori della grande famiglia di cui siamo parte, a cui chiedere aiuto e protezione. Significati laici, residuo di una civiltà cristiana che vive – o è vissuta – da oltre duemila anni. Riuscissimo a capire altrettanto bene i simboli e le icone laiche delle altre civiltà con cui condividiamo il tempo! Povera quella religione – non faccio nomi – che non riesce a concepire e ad accettare la sacralità dell’immagine!
(Leandro Castellani)

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