HUMPHREY BOGART
(1999-1957)
Un incontro a distanza,
tramite una foto. Lui, aggrondato come e più del suo solito, con un
giubbetto e le mani ai fianchi, lei, l’incantevole Lauren Bacall,
piuttosto infreddolita. La coppia celebre – si sono sposati da poco –
piazzata fra due militari in divisa, appena sbarcati da un aereo
altrettanto militare. Alle loro spalle una baracca provvisoria e in
primo piano due cani. Anno presumibile, 1945.
Ed io che c’entro? C’entro indirettamente perché
la foto è stata scattata nell’aeroporto della mia città, Fano, durante
una pausa forzata verso una meta che ignoro, per un atterraggio non
previsto. Pausa forzata perchè durante il viaggio – da dove e per dove ?
- l’aereo ebbe un vuoto d’aria e un brusco sbalzo di quota, Humphrey
fu sbalzato contro qualcosa e ci rimise un ponte, cioè la protesi
dentaria. Di qui la sosta mentre il suo dentista personale dagli USA
provvedeva a recapitargli un nuovo ponte su misura. Tutto questo secondo
le scarse notizie circolate all’epoca e mischiate alla leggenda che
circondava e circonda l’improvvisa incursione nell’aeroporto fanese.
Humphrey. L’attore diventato idolo e icona almeno per paio di
generazioni. Una carriera difficile da generico “vilain”, spesso poco
più di una comparsa, un gangster cattivo – dodici volte sulla sedia
elettrica e ottocento anni di prigione totalizzati nel corso di una
manciata di film - poi coprotagonista e infine stella assoluta, l’eroe
dal fascino oscuro, austero, introverso e romantico. Di lui hanno
scritto a fiumi, Woody Allen gli ha pure dedicato una commedia,
“Provaci ancora, Sam”. E poi c’è “Casablanca”, il “classico” del cinema
per tutti i tempi, il film-mito per uomini e donne dai quaranta agli
ottanta: Rick, eroe carismatico dal cuore spezzato, cavaliere senza
macchia e senza paura, segnato dalla vita, non omologabile ad altri divi
della sua stagione come Rock Hudson, Errol Flynn, James Stewart, Robert
Taylor, Tyrone Power, Cary Grant…
E io cosa stavo facendo mentre
Humphrey atterrava a due chilometri da casa mia, si faceva fotografare,
anche se con poco entusiasmo, e ripartiva? A dieci, undici anni - ma
cineasta precoce - certo non ignoravo quel divo ancora centellinato sui
precari schermi dei cinema fanesi nell’immediato dopoguerra, i primi
film americani recuperati dopo l’ostracismo fascista, fra periodiche e
prolungate interruzioni di corrente…
(Leandro Castellani)
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