giovedì 14 luglio 2016

UN MUSICAL



Forse c’è un solo “genere” di spettacolo che non sono mai riuscito a realizzare, e invece si tratta del mio spettacolo preferito, il musical, quel mix incomparabile di recitazione, musica, canzoni e danze schifato per anni dal pubblico italiano e poi diventato di moda grazie all’opera iniziatrice di Saverio Marconi che ebbe il coraggio di importare grandi musical americani e farne delle versioni italiche. Ma il musical si consegna soprattutto al cinema, ed è un musical il mio film preferito, “Cantando sotto la pioggia”, passerella inimitabile di performance artistiche e avventure rosa sulla nascita del cinema sonoro. A tutt’oggi il film mi serve anche da psicanalista privato ripetendomi a intervalli di tempo più o meno dilatati, a seconda delle mie vicissitudini personali, che occorre costanza e fiducia e che il mondo si può affrontare cantando e ballando, anche sotto la pioggia delle avversità più o meno pesanti.
Questo ingombrante cappello per raccontare come stamattina, svegliandomi, ho pensato a un musical. Vediamo se vi piace. Un vecchio eccentrico notaio, diciamo un tipo come l’enterteiner di “Cabaret”, ricorre all’aiuto di un investigatore privato - diciamo un tipo fra Dick Van Dyke e Gene Kelly - che possa aiutarlo a individuare la persona inconsapevole erede di una grossa fortuna da un lontano parente. Notaio e investigatore si mettono alla ricerca ma l’ultimo domicilio registrato al catasto è stato occupato. Così i due s’imbattono in una famiglia di immigrati clandestini senza lavoro che, compresa la situazione,  si uniscono alla caccia investigando in diversi campi profughi, dato che a qualcuno sembra di aver visto la presumibile erede impegnata nell’opera di soccorso. E avanti così. Ma tutto cantando e ballando, stilizzando la vicenda attraverso questi strumenti. Fanno parte della famiglia degli immigrati anche due piccolissimi “bimbi prodigio” che diventano le mascotte: l’eredità permetterebbe – sempre che ci fosse il beneplacito dell’ereditiera, mettiamo che fosse una brava persona - di soccorrere la famiglia extracomunitaria e di aiutare molti bisognosi. Varie peripezie e finalmente l’inconsapevole detentrice della fortuna viene rintracciata: è un’anziana misantropa che non crede più nella vita ma che, per sua e nostra fortuna, ha una nipote giovane, pimpante, canterina e ottimista. Salto un sacco di danze e canzoni e vado al finale: tutti insieme appassionatamente e felicemente. Investigatore e ragazza fanno coppia, la ereditiera stanca ritrova il gusto della vita, i fanciulli si esibiscono nell’ultima bravata comico-musicale mentre i loro genitori impiantano un’azienda che darà da lavorare a un sacco di immigrati. Gran finale cantato e ballato! Sarebbe bello, e inoltre sarebbe uno spettacolo alla moda, legato a problemi quanto mai attuali. Intanto l’ho scritto, poi... hai visto mai!!!
(Leandro Castellani)

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