Perché
no? La storia era risaputa, sufficientemente drammatica, andavano di moda i rifacimenti,
o meglio i remake, per dirla correttamente in inglese. Ma a farne una miniserie
in due o tre puntate non ci aveva pensato ancora nessuno. Poteva essere un’idea
vincente. Scrisse un bel progettino di tre pagine illustrando le
caratteristiche della proposta e le recapitò al competente settore della grande
rete televisiva nazionale. Gli bastava vedersi garantito il cosiddetto “diritto
d’antenna”, a reperire i capitali ci avrebbe pensato lui, anzi ce l’avrebbe
messi in proprio, soldi ne aveva! Ricevette una sollecita risposta: perché il
Servizio prendesse in considerazione il suo progetto occorrevano alcune
informazioni di base, bisognava ottemperare a certe tassative prescrizioni
richieste dalla nuova dirigenza:
aperture internazionali dell’impresa, budget disponibili, locations,
cast artistico, descrizione della vicenda e dei personaggi principali, target
privilegiato eccetera. Molti termini inglesi, intraducibili e fantasiosi. Non
si fece scoraggiare e si mise al lavoro. Trama: un giovane che ha studiato
all’estero con Erasmus torna in patria e trova una situazione disastrosa: suo
padre è morto, la ditta è passata in mano a suo zio che ha sposato sua madre.
Una medium gli passa la notizia: evocato nel corso di una seduta spiritica suo
padre ha confessato di essere stato fatto fuori dal fratello e invoca vendetta.
Amleto si trova in difficoltà: aveva pensato di metter su casa con la sua
ragazza ma il sospetto lo mette in forte ambascia: e se fosse vero? Seguono
delitti, il suicidio della fanciulla, sfide e duelli, brindisi drogati e così
via. Possibilità internazionali del progetto: auspicabile coproduzione con la
Danimarca, interessata a lanciare il castello di Elsinore, un po’ malandato ma
che, con un adeguato restauro, potrebbe diventare una rispettabile attrazione
turistica. E inoltre con l’Inghilterra, dove la vicenda è piuttosto popolare
per via dell’autore che è inglese-doc, nonché con la Francia che fornirebbe la
protagonista, per cui il budget potrebbe diventare sostanzioso. Se poi si girasse
in Puglia ci sarebbero pure i soldi della film commission locale, prodiga verso
iniziative del genere. I personaggi? Descrizione presto fatta: un matto
(Amleto), un delinquente (suo zio), una puttana (sua mamma), una psicolabile
(Ofelia), un politicante intrallazzatore (Polonio), Delitti, droga, amori torbidi, risvolti
necrofili (il teschio di Yorick), arti marziali (Laerte ha studiato in
Giappone) e così via. Insomma l’astuto proponente ottemperò a tutte le
richieste della Rete televisiva. Indicò anche il cast elencando tutti i
protagonisti delle ultime fiction di successo (compresa la vincitrice
dell’ultimo Talent, il superstite dell’isola dei famosi, la reduce dalla
casetta dei Grande fratello), e spedì il tutto per Raccomandata con la debita
ricevuta di ritorno. Passò un mese e arrivò inaspettata la convocazione del
Servizio: la proposta sembrava interessante, mancava solo un elemento, ma da
chiarire a voce: chi era lo sponsor politico dell’iniziativa? Occorreva fugare
il sospetto che il progetto fosse troppo di destra (quel manager dello zio a
quale lobby apparteneva?) e che fosse sufficientemente “radical chic” e
buonista (oltre a fare il guerriero ninja Laerte faceva anche del
volontariato?), che si potesse contare anche su un risvolto omosex (Amleto
amava Orazio?), che ci fosse almeno la presenza di un migrante e di qualche
extracomunitario: e il musulmano di turno? Insomma piccole cose da mettere a
posto, per cui l’impresa sarebbe stata affidata a uno sceneggiatore di stretta fiducia
della Rete. Ah, un’ultima cosa: i nomi andavano cambiati: Amleto è un nome
troppo strambo, chi l’aveva mai sentito? Meglio chiamarlo Luigi o Matteo. Ecco,
Matteo andava proprio bene. E anche Ofelia, chiamiamola Charlotte oppure
Deborah con l’acca finale. Insomma c’era da lavorarci sopra. Ma il soggetto non
era male: come si chiama questo inglese? E’ vivente o fuori diritti?
(Leandro Castellani)
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