mercoledì 7 aprile 2021

STUDI DI FATTIBILITA'

Uno di quei titoli - o incarichi - che ai miei tempi non esistevano. C’erano desideri, aspirazioni, voglie, progetti, tentativi e poi realizzazioni, facili o difficili, avventate o corazzate. Ma niente studi di fattibilità. Era fattibile quanto era in via di realizzazione, infattibile quanto, per mancanza di mezzi o disinteresse per la sua cosiddetta “mission”, restava un semplice conato. Come diceva Amleto: essere o non essere? Trasformare un nobile edificio, magari diruto in seguito alla trascuratezza o al vandalismo, in un’ipotesi progettuale un po’ avventata ma garantita da un grosso nome, in grado di garantire ai committenti perlomeno la visibilità mediatica. Un progetto tutto cartaceo o digitale, magari riassunto da un video, un modellino, una suggestione, un preventivo di massima e quant’altro. Poi si vedrà. Nel frattempo potranno mutare disposizioni, mode, tendenze, dirigenze. Ma la fattibilità risulta studiata e documentata “a futura memoria”.

Bando alle macabre considerazioni. Ah, se fossi libero anch’io di redigere il mio studio di fattibilità! Dare concretezza cartacea o digitale alle mie idee strampalate, soluzioni falsamente o autenticamente avveniristiche, restauri come reinvenzioni “a capocchia”, edifici come nuvole, ectoplasmi, laboratori spaziali dove tutto studiare e nulla fare, crocevia dove far incontrare intellettuali accreditati e artisti simpatizzanti per creare, o almeno per sognare, una nuova civiltà meno stitica della presente! A noi italiani farci progettare è come invitarci a nozze. Abbiamo più idee, abbiamo più sogni campati in aria che voglia e possibilità concrete di realizzarli. Ma nel frattempo i nostri studi di fattibilità possono viaggiare nell’etere, planare verso Bruxelles patria dei sogni realizzati e dei sogni infranti. E’ la nostra condanna. All’estero sognano meno e fanno di più. E soprattutto non debbono far conto di quello stuolo, più o meno massiccio, di intermediari – leggi infiltrati - che vedono in ogni progetto, così come in ogni cataclisma naturale - un terremoto, una pandemia ecc. -, solo un’occasione preziosa di arricchimento, con relativa distribuzione di mazzette, commissioni, sotterfugi o – per usare una parola più comprensibile -  di truffe.

Attualmente sto elaborando uno “studio di fattibilità” per un serial sulla Divina Commedia, tre stagioni di venti episodi ciascuna, tutte da girarsi in location naturali, all’inferno di facile reperimento, al purgatorio onnipresente e in paradiso, quest’ultimo ricostruibile negli studi di Cinecittà o nella “nuvola” di cui sopra. Dante potrà impersonarlo Russell Crowe, previa cura dimagrante, o Roberto Benigni al naturale, per Beatrice quell’attrice neozelandese che sembra quasi una spagnola ma che invece è d’origine tedesca. Ma con la bisnonna nata a Sorrento. Un sogno impossibile? Forse, ma che bello studio di fattibilità! Datemi trecentomila Euro e ve lo presento in un mese, completo di video sulle location e di provini per alcuni ruoli: Caronte, Paolo e Francesca, il Conte Ugolino, su su sino agli angeli del paradiso, questi ultimi da girarsi in apnea, in un vuoto spaziale senza un briciolo di atmosfera. Contento io, contenta la committenza, contenti tutti. Vedrete che figurone la conferenza-stampa in streaming! 

LEANDRO CASTELLANI





 

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