lunedì 5 agosto 2019

IL MESTIERE DEL REGISTA - 3


La “segretaria di edizione”, altro compito importante. E’ quella che prende nota delle varie inquadrature via via filmate e le enumera su ciak e copione, per rendere agevole il montaggio da parte del montatore non presente sul set, annotando le riprese da stampare, quelle di riserva e quelle da scartare. E inoltre deve prestare attenzione alla cosiddetta “continuity”, cioè che fra una scena e l’altra, girate in tempi diversi, non vi siano sbagli, incongruenze e sbalzi nei costumi, nel trucco, nell’arredamento, nelle posizioni degli attori: la sigaretta fino a dove era fumata, il bicchiere era pieno, vuoto o semivuoto? Funzione agevolata dalle numerose polaroid che la segretaria scatta continuamente e che – in tempi antecedenti al digitale – costituivano, assieme agli appunti, il suo unico promemoria. Anche della segretaria di edizione decisi di fare sbrigativamente a meno e non solo nelle mie produzioni dirette, dato che stampavo tutto il girato, montavo personalmente i miei lavori e - grazie  a Dio - la memoria non mi faceva difetto.
(Piccolo dettaglio: il vecchio ciak “all’italiana” porta la tavoletta mobile sul margine inferiore, in modo che la tavoletta, dopo la battuta, ricada immediatamente e quindi il colpo occupi un solo fotogramma, cosa che non accade se la tavoletta mobile è posta sul lato superiore.)
Completano il reparto direttivo, secondo la liturgia talvolta pleonastica del cinema, poi ereditata dalla tv - e che io avevo cercato nel mio piccolo di rivoluzionare -  il cosiddetto assistente alla regia, quasi sempre un giovane interessato al cinema anche come futuro mestiere, che assiste alle riprese e dà una mano dove e se necessario. Secondo la vulgata del cinema, è è quello che va a comprare le sigarette al regista – ma io non fumo - o si assicura che al regista, sempre indaffaratissimo, sia conservato il cestino da consumare nella pausa pranzo. Debbo precisare che la riduzione di alcune figure cosiddette indispensabili nei telefilm di mia produzione rispondeva a due necessità: riduzione dei costi – i miei erano sempre programmi “a basso costo” – e agilità nelle riprese nei luoghi autentici, dal vero, senza il peso di sconvolgenti apparati faraonici.  
(Leandro Castellani)

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