sabato 3 agosto 2019

IL MESTIERE DEL REGISTA - 2


Ma qui voglio parlare dei collaboratori. Primo fra tutti l’aiuto-regista, che non è una sorta di apprendistato per  registi in fieri – come molti forse suppongono - ma un mestiere con prerogative e compiti ben precisi. In tv e al cinema. L’apprendistato appartiene piuttosto a quelli che si chiamano “assistenti alla regia”. L’aiuto regista no. Ha numerosi compiti, Cominciamo dal più ostico: la compilazione quotidiana dell’ ”ordine del giorno”, una sorta di diktat che enumera, per il dì successivo alla stesura, gli orari di convocazione sul set di tutti i collaboratori, tecnici, maestranze e di tutti gli attori e comparse, tenendo conto delle varie funzioni: i primi ad attaccare – di solito – sono i truccatori insieme a qualche attrice o qualche attore bisognosi di lunghe sedute di trucco, poi gli elettricisti per predisporre cavi e illuminazione di massima, e via via tutti gli altri. L’ordine del giorno enumera minutamente tutti i materiali che serviranno in scena – il “fabbisogno” – e inoltre le comparse, gli accessori e quant’altro, e costituisce un documento ufficiale che farà anche fede in caso di successive contestazioni. 
Oltre a questa fondamentale incombenza c’è poi il compito di seguire il regista sul set e prestargli aiuto nelle sue varie necessità di lavoro, gestendo le comparse, assistendo gli attori eccetera. Nel lavoro per gli sceneggiati televisivi era – e forse è ancora - la persona che segue il regista nel cosiddetto “montaggio a priori” di cui ho già parlato, prendendo nota sul copione di ogni inquadratura per fungere poi da indispensabile trait-d’union con i cameramen e tecnici dell’elettronica.
Ho un ricordo volta a volta sfumato o indelebile dei miei numerosi “aiuto”. A cominciare dalla prima, la giovane Morandi, figlia di un valido regista-tv e nipote del creatore dell’audace ponte sul Polcevera destinato a recente ingloriosa fine. A questo unisco il ricordo di una delle ultime, Marina Mattoli, precocemente scomparsa, nipote di Milly e figlia di Mario Mattoli, il più estroso capace e sottovalutato regista dello spettacolo italiano. Lo stesso vivido ricordo di tanti altri, a cominciare da Nino Fuscagni, ottimo attore e valido tuttofare ma anzitutto amico, a Bianca Da Col, per le Cinque giornate, alla Lanari per “Coraggio di parlare”, a Tiziana Aristarco, figlia del grande teorico e critico del cinema e sposa  di un giovane sindacalista che si chiamava, e si chiama tuttora, Corradino Mineo. Altri singolari aiuto: Anna Carlucci, figlia di un generale che amava molto Fano e terza delle celebri sorelle, e - least but not last – Giancarlo Magalli per una serie di sketch da inserire in uno spettacolo musicale.
Ma durante il periodo in cui produssi direttamente i miei lavori feci a meno di un aiuto regista vero  e proprio, istituzionalizzato. Dell’ordine del giorno e annessi organizzativi si fece carico Maria Grazia Giovanelli, mia moglie, che contemporaneamente assolveva a numerose altre funzioni: organizzatrice generale,  direttrice di produzione, amministratrice e anche, ritagliandosi il tempo opportuno, fotografo di scena. Un piccolo o grande miracolo d’intelligente operosità.
(L.C.)

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