Ma
qui voglio parlare dei collaboratori. Primo fra tutti l’aiuto-regista, che non
è una sorta di apprendistato per registi
in fieri – come molti forse suppongono - ma un mestiere con prerogative e
compiti ben precisi. In tv e al cinema. L’apprendistato appartiene piuttosto a
quelli che si chiamano “assistenti alla regia”. L’aiuto regista no. Ha numerosi
compiti, Cominciamo dal più ostico: la compilazione quotidiana dell’ ”ordine
del giorno”, una sorta di diktat che enumera, per il dì successivo alla stesura,
gli orari di convocazione sul set di tutti i collaboratori, tecnici, maestranze
e di tutti gli attori e comparse, tenendo conto delle varie funzioni: i primi
ad attaccare – di solito – sono i truccatori insieme a qualche attrice o
qualche attore bisognosi di lunghe sedute di trucco, poi gli elettricisti per
predisporre cavi e illuminazione di massima, e via via tutti gli altri.
L’ordine del giorno enumera minutamente tutti i materiali che serviranno in scena
– il “fabbisogno” – e inoltre le comparse, gli accessori e quant’altro, e
costituisce un documento ufficiale che farà anche fede in caso di successive
contestazioni.
Oltre
a questa fondamentale incombenza c’è poi il compito di seguire il regista sul
set e prestargli aiuto nelle sue varie necessità di lavoro, gestendo le
comparse, assistendo gli attori eccetera. Nel lavoro per gli sceneggiati televisivi
era – e forse è ancora - la persona che segue il regista nel cosiddetto “montaggio
a priori” di cui ho già parlato, prendendo nota sul copione di ogni
inquadratura per fungere poi da indispensabile trait-d’union con i cameramen e tecnici
dell’elettronica.
Ho
un ricordo volta a volta sfumato o indelebile dei miei numerosi “aiuto”. A
cominciare dalla prima, la giovane Morandi, figlia di un valido regista-tv e
nipote del creatore dell’audace ponte sul Polcevera destinato a recente ingloriosa
fine. A questo unisco il ricordo di una delle ultime, Marina Mattoli,
precocemente scomparsa, nipote di Milly e figlia di Mario Mattoli, il più
estroso capace e sottovalutato regista dello spettacolo italiano. Lo stesso
vivido ricordo di tanti altri, a cominciare da Nino Fuscagni, ottimo attore e
valido tuttofare ma anzitutto amico, a Bianca Da Col, per le Cinque giornate, alla
Lanari per “Coraggio di parlare”, a Tiziana Aristarco, figlia del grande
teorico e critico del cinema e sposa di
un giovane sindacalista che si chiamava, e si chiama tuttora, Corradino Mineo.
Altri singolari aiuto: Anna Carlucci, figlia di un generale che amava molto
Fano e terza delle celebri sorelle, e - least but not last – Giancarlo Magalli
per una serie di sketch da inserire in uno spettacolo musicale.
Ma
durante il periodo in cui produssi direttamente i miei lavori feci a meno di un
aiuto regista vero e proprio,
istituzionalizzato. Dell’ordine del giorno e annessi organizzativi si fece
carico Maria Grazia Giovanelli, mia moglie, che contemporaneamente assolveva a
numerose altre funzioni: organizzatrice generale, direttrice di produzione, amministratrice e
anche, ritagliandosi il tempo opportuno, fotografo di scena. Un piccolo o
grande miracolo d’intelligente operosità.
(L.C.)
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