cronache dal Galantara, 5
Stavolta
tocca a una recensione. Ho visto, grazie al solito “Fire” di Amazon, un film
gentilmente offerto da Nexflit, e cioè “Marie Antoinette”, opera dell’infanta
del patriarca dei cinepadrini, cioè Sofia Coppola. L’ho abbordato con un po’ di
timore: come avrebbe condito la giovane italo-americana la vicenda
risaputissima della grande vittima del Terrore nonché uno dei personaggi più
intriganti nell’epopea della Rivoluzione francese? Sua la sceneggiatura – dell’infanta
voglio dire - ma appoggiata sul libro dell’ottima storica inglese Antonia Fraser. E invece niente paura: l’approdo della
giovanissima austriaca fra le tassative regole e il rigorosissimo cerimoniale
della corte più collaudata d’Europa viene narrata con dovizia di mezzi ma anche
con inappuntabile suggestiva precisione. Belle le ambientazioni nelle quali Versailles la fa da padrone, altrettanto
belli i costumi firmati da Milena Canonero, una delle poche, se non l’unica costumista, a saper abbinare
correttezza storica, ingegno e un pizzico di fantasia. Sequenze di cerimoniale
che talora ricordano - ma in una versione “alla grande” - la meticolosità dei
cerimoniali eternati da Rossellini nel suo primo telefilm francese. Un mondo rutilante
quanto oppressivo si muove attorno alla gentile fanciulla ben interpretata da
Kirsten Dunst. reduce dalle avventure dell’Uomo Ragno. Ma proprio mentre ci
dichiariamo disponibili e ricrederci sulle virtù registiche di Sofia, il film
perde quota. Attorno alla gentile
protagonista non prende vita nessun personaggio rimarcabile, forse eccezion
fatta - ma in senso negativo - per la prestazione di Asia Argento nei panni
della Du Barry, qui ridotta a una passeggiatrice da raccordo anulare. Le altre
figurine, dal marito impotente alle dame di compagnia, al bello e insipido amante,
svaniscono nel generico e anche la vita della stessa protagonista sfuma nel
nulla. Quanto magniloquenti e sontuose sono le grandi scene della vita di
palazzo, tanto spenti e semplicemente accennati sono gli spazi lasciati per la
vicenda rivoluzionaria, volutamente tagliata fuori come un “dopo” troppo
risaputo. Una scelta coraggiosa se anche la parte narrata non fosse, già per
suo conto, scivolata nel generico. E allora Dieci con lode ai doviziosi
produttori - sponsorizzati da papà Coppola -, dieci con lode ai costumi di
Milena Canonero premiati giustamente con un Oscar. Per il resto, Sofia rimandata
a ottobre.
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