cronache dal Galantara, 6
Cammina
cammina... dicevano le vecchie fiabe che
continuavano così: e finalmente... Eccomi all’ultima cronaca da Galantara,
scritta appena la sera prima della mia dismissione (26 maggio 2017), quando mi
sembrava ormai di vivere come in apnea. Un mese e mezzo abbondante dal mio
ricovero e dalla “caduta”. Ho la mia brava stampella e il passo un po’ indeciso,
ma – come cantava Mina – l’importante è è è...è finire. Consumo le mie ultime
ore in apnea - come ho già detto. Dall’ampia finestra mi specchio nel verde intenso
delle piante secolari e in un cielo azzurro che, spesso e volentieri si
arricchisce di un pennello di nuvole, a rovinare ogni volta il fine settimana
di chi può permetterselo. A me importa poco,
tanto il mio orizzonte è costante. Apnea riguardo a quanto succede nel mondo
“fuori”: l’ennesimo attentato dell’Isis, stavolta particolarmente bieco perché specula
sulla presenza di minori a un concerto inglese di una loro beniamina, e poi il
solito barcone o gommone di “migranti” fatto
apposta per affondare e attendere i provvidenziali ma ritardatari soccorritori;
Trump visita Roma: toccata e fuga da un accigliato pontefice e la bella figlia
biondina che visita la comunità di Sant’Egidio, vestita come si deve, con
classe e modesta distinzione. Turbolente manifestazioni in Brasile, dove il
sogno di una democrazia più umana, che fu quello di Don Paolo Tonucci e di
tanti volonterosi, è ancora una volta rimandato al mittente. Ma questi ed altri
avvenimenti, captati a spizzichi da una tv aperta durante le pause conviviali e
un livello sonoro troppo basso per me, mi giungono ovattate, come facenti parte
di un altro pianeta o perlomeno di un altro continente. Domani mi ritufferò,
anzi sarò costretto, a ritrovarmi e rituffarmi fra problematiche private,
casalinghe, domestiche, nazionali e internazionali. E vabbene così!!!