venerdì 15 aprile 2016

DEXTER



Sadismo, necrofilia, ostentazione del sangue costituiscono la (macabra ?) liturgia di una delle serie più fortunata e longeva dell’odierna televisione, prodotta negli USA dal 2006 al 2013 (otto stagioni)  e distribuita anche dalla tv italiana. Dexter è un tranquillo e metodico tecnico della polizia di Miami, una sorta di agente della scientifica, adibito all’esame delle tracce di sangue ritrovate accanto e sui cadavere, atte a individuare i probabili assassini. E di conseguenza è alla caccia di uno o più serial killer che costituiscono una minacciosa quanto continua presenza in quella zona pericolosa di Miami. Ma in realtà l’assassino efferato è proprio lui, che vive una seconda impensabile doppia vita: uomo di legge il giorno, ma inflessibile giustiziere di notte, un feroce e spietato serial killer, che però agisce seguendo un proprio rigoroso codice: uccidere soltanto criminali che sono sfuggiti alla giustizia, i delinquenti impuniti di cui è seminata l’odierna società. Con un macabro rituale lo psicopatico Dexter seziona le sue vittime e ne disperde il cadavere in pezzi. Attorno a lui una corona di personaggi. Una sorella adottiva, poliziotta anch’essa, tutta una squadra di piedipiatti, la sua compagna, separata e madre di due bimbi a cui Dexter fa da padre amoroso e altre figure che si alternano nel corso delle varie stagioni. E inoltre l’ombra di un padre che, anche dopo la scomparsa, proietta il suo fascino oscuro e morboso sul proprio figlio: avendo compreso molto presto che Dexter è un sociopatico e un potenziale serial killer ha cercato di evitargli un futuro carcere o la sedia elettrica, insegnandogli a incanalare gli impulsi violenti verso chi "se lo merita". Ma l’elemento distintivo quanto singolare della lunga serie è la chiara ambivalenza negativo-positiva del protagonista: efferato sadico killer e insieme giustiziere spietato di tutti i malvagi e i manigoldi destinati a restare impuniti perché inafferrabili dalle maglie larghe della giustizia, in breve con l'ossessione di voler uccidere chi merita di essere ucciso. Anche nella fisicità dell’ottimo attore prescelto ad interpretarlo, in quel suo sguardo ambiguo e sfuggente, talora ottuso talora indefinibile, quasi malizioso, il personaggio Dexter rivela questa continua duplicità che si trasferisce nella complessa ed altrettanto equivoca disposizione morale dello spettatore, sballottato fra attrazione-repulsione e costretto ad infrangere i consueti confini di giudizio fra bene e male, quei confini che cinema e tv hanno stabilito per anni in termini piuttosto manichei. Forse il successo della serie riposa proprio nella repulsione-ammirazione per un personaggio che spezza i suoi ed i nostri rigidi confini morali: un serial killer  che assume i connotati di un eroe. Presi nel gioco, come spettatori temiamo addirittura che possano scoprirlo bloccando il suo macabro compito, lo amiamo e detestiamo allo stesso tempo.  E con uno stomaco ormai aduso allo splatter subiamo necrofilia e sadismo nel corso di un sereno divertimento serale. Michael C. Hall, l’attore che interpreta Dexter, ha dichiarato che non farebbe mai vedere il serial a suo figlio prima che abbia compiuto 14 anni (!).

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