E’ quasi triste dirlo. Ma l’unica Pasqua laica che
la televisione italiana abbia offerto alla pubblica celebrazione nei
sessant’anni della sua esistenza è il
Festival di Sanremo. Nato quasi per sbaglio come diversivo per gli
annoiati frequentatori di quella stazione di soggiorno, coinvolgendo la Radio
con la sua orchestra stabile e i suoi due o tre cantanti ufficiali, è divenuta
con gli anni, un evento che ha seguito da vicino l’evolversi della civiltà
nostrana celebrandone puntualmente i fasti e i nefasti. Ne ho narrato per sommi
capi la storia nel mio “La TV dall’anno zero” e non sto a ripetermi. Anche io,
sia pur con la scusante dell’età giovanile, sono stato a suo tempo coinvolto
nel rito, come spettatore e neofita, ne ho seguito gli alti e bassi, le crisi
da contestazione e le resurrezioni. Da diversi anni mi sono guarito diventando
un sano miscredente. Ma ignorarlo non si può: gli sponsor, lo tsunami
pubblicitario, le enfatizzazioni giornalistiche non te lo permettono, non te lo
fanno proprio fare. Scorro velocemente qualche immagine riportata dai tg e dai
commenti sparsi qua e là nei vari programmi. Ascolti abissali che, “incredibile
dictu”, hanno riguardato soprattutto quelle masse giovanili che – a rigor di
logica - avrebbero dovuto starne lontano. Adesioni favorite non tanto – ritengo
– dalle luci abbacinanti dell’impianto scenografico e dal solito rituale da
missa solemnis, quanto dalla resa ai temi e diciamo pure alle ipocrisie del
momento. Anche Samremo è diventata buonista, o forse lo è stato un po’ sempre,
ma il buonismo si è puntualmente aggiornato: si è parlato di adozioni
omosessuali, di disabili, di povertà, di accoglienza, di migranti, rendendo il
doveroso omaggio alle forze dell’ordine, ai militari in missione, il tutto con
accostamenti molto discutibili ma con eccellenti, famosi e toccanti
testimonial. Insomma un ennesimo anche se aggiornato spettacolo consolatorio
“politically correct”, nel pieno rispetto della odierna mitologia sociale.
Penso che in mezzo a tanto bailamme, officiato da un perfetto clone del vecchio
Pippo, le canzoni - come sempre del resto – si siano sperse, confuse, eseguite
più o meno bene da emozionati avventizi e da cantanti di lungo corso. In breve,
prendendo a prestito il titolo di un vecchio spettacolo che avevamo messo su in
parrocchia da ragazzini, Sanremo 2016 ovvero “Sprizzi, spruzzi e sprazzi!!!”
E qui mi fermo, mi basti aver offerto qualche spunto
di riflessione su questa Pasqua laica che sembra aver toccato il record degli
ascolti, per la gioia dei numerosi sponsor che hanno officiato il loro
interessatissimo sacrificio rituale su tanto altare. E anche quest’anno ‘sto
Sanremo ce lo semo levati da le p…
..."officiato da un perfetto clone del vecchio Pippo".. definizione esatta, centrato il pesonaggio!
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