martedì 14 giugno 2016

LEMMY CAUTION



Ho abbordato il giallo “Pericolo pubblico”, protagonista Lemmy Caution, spinto dal ricordo di questo rozzo e singolare personaggio che, negli anni Cinquanta, era stato affidato a un interprete dalla faccia butterata, Eddie Constantine, viveur, cantante e attore sui generis, statunitense per nascita ma francese d’adozione, promosso, dopo una nutrita serie di Lemmy, anche al cinema di serie A da un singolare film di Jean Luc Godard, “Alphaville”. E mi sono ritrovato immerso nelle pagine di un libro hard boiler, di quelli scritti con uno stile volutamente trasandato e un po’ gergale. Autore Peter Chaney, un ex-poliziotto divenuto fra gli anni Trenta e Cinquanta un prolifico creatore di gialli – o noir se preferite -: inglese di nascita ma si era prefisso di scrivere come un americano hard boiler, alla Dashiell Hammett o meglio ancora alla Raymond Chandler. Ci   riuscì benissimo: uomini duri, donne bellissime e infide – “più di una signora s’è servita di quei gingilli rivestiti di madreperla che ammazzano la gente quando si preme il grilletto” - violenza a suon di cazzotti, rivoltelle che sparano troppo in fretta, gioco d’azzardo, gangster con poca o troppa fantasia. E in mezzo a questo guazzabuglio Lemmy, “uno sporco sbirro”, G-Man in incognito, poliziotto sotto tripla-copertura con super-licenza di uccidere, mascalzone adorabile, donnaiolo impenitente, più sbrigativo e disinvolto, rispetto al tenebroso Marlowe del caposcuola del “genere”. Se dovessimo cercargli un corrispettivo nostrano non potremmo che citare il compianto Fred Buscaglione che, sulle tracce del poliziotto spaccone e rubacuori – ma solo a parole -, con le sue pupe e i suoi whisky facili, creò un indimenticabile personaggio. E del resto i testi spiritosi di Leo Chiosso non imitavano l’hard boiler facendone la gustosa parodia?

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