Ci vuole un certo coraggio a rileggere oggi le opere
di H.G.Wells (1866-1946). Si ha l’impressione di leggere un libro già letto venti
volte o di rivedere un film già visto venti volte. E invece no, tutto il
contrario. La prima visione – o lettura – assoluta è proprio questa. 1987: era
la prima volta che uno scrittore visionario immaginava il futuro, aprendo i
cammini dell’avventura anticipatrice, della fantascienza, dell’ingegneria
genetica, della psicosi atomica... H.G.Wells o “della prima volta”, una visione
anticipatrice che oggi ci appare ovvia, raccontata da tanti altri e in modo ancor
più suggestivo: la macchina del tempo, l’uomo bionico, l’uomo invisibile,
l’isola popolata di esseri mostruosi frutto di contaminazioni genetiche e di
spericolati innesti chirurgici, e così via. Torniamo a “La guerra dei mondi”.
Nella placida provincia inglese, si abbatte uno strano oggetto venuto dagli
spazi, scavando una grande buca, una depressione nel terreno. Un meteorite? No,
quando cadono le scorie raccattate lungo il suo viaggio nell’atmosfera,
l’oggetto si rivela un cilindro d’acciaio infuocato, che andrà lentamente
raffreddandosi, mentre, fra lo stupore dei casuali presenti, il suo culmine
comincia a svitarsi dall’interno. Ne fuoriescono strani esseri, “i marziani”,
che però sembrano non farcela ad abbandonare la depressione, perché l’atmosfera
terrestre ne rende più faticosi i movimenti. Ma superato il varco un fuoco
distruttore comincia a creare il terrore. I marziani creano un enorme tripode
metallico, come una sorta di loro prolungamento meccanico, che semina la
distruzione: “cervelli che governavano enormi corpi meccanici e che potevano
spostarsi rapidamente da un punto all’altro e colpire...”: Wells ha inventato i transformers ? Poi pioverà sulla terra una seconda nave-cilindro
e poi una terza... Sono i primi capitoli di una nuova avventura letteraria che negli
anni Cinquanta conquisterà il cinema per poi espandersi in sempre nuovi spazi.
Ma tutto nasce da queste pagine: “Mai, nella storia del mondo, una simile massa
di esseri umani aveva emigrato e sofferto.” Wells racconta e descrive in modo
singolare, come un pedante giornalista di cronaca, evita voli pindarici, rappresenta
“i fatti” minutamente e con distacco, come nel più minuzioso e meticoloso reportage,
conferendo alle sue spericolate e anticipatrici invenzioni una parvenza di assoluta
verità. Non dimentichiamoci l'adattamento radiofonico di Orson Welles (1938),
celebre per aver scatenato il panico nelle città della costa orientale degli
Stati Uniti quando molti ascoltatori non si accorsero trattarsi di una finzione
e credettero che la Terra stesse realmente subendo l’assalto o di bellicose
astronavi marziane. Ma ogni romanzo del prolifico H.G.Wells si basava anche
sulla convinzione – o la speranza - la scienza dovesse
essere funzionale a un progresso effettivamente benefico e che
l'uomo dovesse essere sempre e comunque in grado di controllare le forze da lui
create.
(Leandro Castellani)
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