domenica 6 marzo 2016

TERRENO MINATO



So che sto introducendomi in un terreno minato, data l’assoluta mancanza di tolleranza nell’odierno comune sentire. Ci si professa difensori dei diritti universali ma in realtà appena uno si discosta un poco dall’ideologia dominante piovono gli ostracismi. Tutti tolleranti ma fra di noi.
Metto dunque le mani avanti prima di affrontare l’argomento pudore. Pudore? Che vuol dire?
Un passo indietro. In una recente celebrazione liturgica Papa Francesco rivolgeva queste parole, cito a memoria: “se c’è qualcuna che deve allattare il proprio bambino lo faccia pure qui, non c’è problema.” E infatti il problema non c’è: cosa c’è di più bello, sublime, di una mamma che allatta al seno la propria creatura? Solo che un tempo la donna che doveva svolgere quella sacrosanta e necessaria funzione si ritraeva da un lato e magari si copriva il seno con un velo. Solo per pudore, cioè per rispetto degli altri ma, prima ancora, della propria riservatezza.
Analoga considerazione dicasi per le estreme, plateali, esibizioni di affetto in pubblico. Baci abbracci, contorsioni corporee. Tutte cose bellissime, viva l’amore, etero o mono che sia. Ma il pudore, la privacy? Non confondiamo il diritto all’amore con il dovere dell’esibizionismo ad ogni costo.
A questo punto trovo disdicevole chi si scandalizza per qualche turista che orina in pubblico mettendo in mostra le proprie pubenda: che c’è di male, non sono funzione normali, costitutive dell’essere umano? E il pudore? E la riservatezza, diciamolo in inglese che suona meglio, la privacy?
Cerchiamo di essere più autenticamente tolleranti: viva l’affermazione dei propri diritti, il riconoscimento più ampio e incondizionato degli stessi. Viva le manifestazioni civili di chi ci sta e quelle di chi non ci sta. Ma certi gesti lasciamoli al Carnevale o, se del caso, alle pubbliche latrine.


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