sabato 19 marzo 2016

DELITTI DA FICTION



Facciamo conto che sia obbligato a fare il “compito a casa”, cioè un’imposizione. Quanti ne ho fatti di compiti, durante gli anni di scuola e dopo la scuola, nel lavoro: testi da scrivere e da riscrivere, programmi da montare o da rimontare, cioè da salvare, lavori da ghost whriter che rinomati giornalisti avrebbero firmato – bontà loro ! - senza un attimo di scrupolo. Quindi posso ben assegnarmi un compito da solo, senza imposizioni esterne.
Andiamo a capo. Svolgere questo compito: scrivere il soggetto per una fiction ambientata nel contesto che hai frequentato, quindi con tutte le stimmate della realtà, ma inserendovi uno svolgimento giallo, un morto o due, meglio ancora una morta o due, come quelli di cui parla la cronaca giornaliera che poi vengono enfatizzati dalle rubriche pomeridiane e serali.
A capo un’altra volta. Un bel mattino, a troupe convocata per le abituali riprese del serial di successo, non si trova il direttore della fotografia. Lo cercano al bar, telefonano a casa, niente: di Giuseppe nessuna notizia. Anche la sua compagna comincia a preoccuparsi: non è che starà ancora appresso alla solita attricetta un po’ mignotta? Telefonata d’ufficio all’attricetta: Giuseppe, ma quando mai! Allo Studio la lavorazione è ferma, una barca di soldi che se ne va. Il direttore di produzione intima: bisogna cominciare. Il regista si arrende. Ci si rivolge al primo cameraman: pensaci tu. Sul set si accendono le luci: orrore! Il direttore della fotografia è lì che penzola da una fune. Un suicidio? Vi piace come inizio? A me, no! Eppoi i suicidi non vanno più di moda.
A capo di nuovo. Mancano solo tre giorni alla fine delle riprese del film, quando alla protagonista la trovano morta nel suo camper: sgozzata, con il sangue comincia a fuoruscire dall’uscio. Il produttore allibisce: e mo’ come si fa? Sono rovinato. Fermi tutti! Fortunatamente a scoprire il cadavere sono state solo tre persone, la sua segretaria particolare, il produttore e il regista. Congiura del silenzio: teniamo segreta la cosa e terminiamo le ultime tre scene con una sosia ripresa di spalle, di profilo, di culo... Ma quel sangue colato per terra ha già fatto danno. L’addetto alla sicurezza della Studio ha telefonato ai Carabinieri che quando arrivano non trovano più nessun cadavere. E il lavoro è ripreso come sempre, la macchina si è rimessa in  moto. Ma da dove provengono quelle gocce di sangue?  Perchè Giovanna non si fa più vedere, dov’è finita? Chi ha nascosto il cadavere? Le riprese terminano alla meno peggio: anzi può darsi che il regista abbia inventato un nuovo stile, con la protagonista che si vede solo di spalle e di culo. Mescolate alle scene girate precedentemente non se ne accorgerà nessuno. Il materiale è già al montaggio. Ma adesso produttore e regista sono nei guai. Quanto alla segretaria della diva, è improvvisamente scomparsa. La ripescheranno a fiume, anzi in quel torrentaccio, quasi un canale scoperto, che transita non troppo lontano dagli studi. E siamo a due cadaveri...
Con un po’ di buona volontà posso far venire l’infarto al produttore, far cadere un macchinista dal carro-ponte, introdurre un maniaco, una sorta di fantasma dell’opera come ha fatto Brian De Palma, per far fuori altra gente, il protagonista, la sarta, il macchinista stritolato dal carrello. Insomma un’ecatombe. 

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