giovedì 17 marzo 2016

MAL DE VIVRE



Maria Grazia, che sarebbe diventata mia moglie,  l’aveva conosciuta durante la sua breve frequentazione di un importante collegio fiorentino per fanciulle bene. Ed erano diventare subito amiche, legate da una comune sensibilità, una sintonia di sentire, un feeling, pur provenienti da ambienti diversi. Separate dalla vita erano rimaste saltuariamente in contatto. Poi O. era convolata a nozze con il giovane rampollo di una famiglia borghese, col qual si era precocemente fidanzata. Un giovane brillante con un avvenire assicurato. E qualche anno più tardi Maria Grazia era diventata mia moglie. Ma il legame non si era interrotto. O. e marito vivevano a Milano. Avevo avuto modo di conoscerli: una coppia simpatica, cortese, di quelle che un  tempo si usava chiamare del bel mondo. Lui importante broker, per eredità familiare, lei buona frequentatrice della bella società, due deliziose figlie. Vita dorata: frequentatori di tennis e palestre, vacanze in isole alla moda, amicizie importanti. Ma non avevano nessuno di quegli atteggiamenti boriosi e supponenti, di immeritata superiorità, che si è soliti attribuire alla gente di quel mondo. Li conobbi meglio durante una vacanza romana e feci loro da cicerone nel giro dei ristoranti tipici della capitale. Li rivedemmo al matrimonio di una delle figlie. Un matrimonio gestito secondo la moda incipiente nella società come un party o una festa danzante. Lei sempre gentile, di quella raffinata educazione che non si improvvisa, lui rimasto sempre un robusto giovanotto milanese, disponibile ai piccoli piaceri della vita, consegnato a un’esistenza soddisfatta e indubbiamente gratificante. Ancora giovane aveva deciso di cedere la sua attività a un importante istituto bancario per dedicarsi - con tutto comodo – a una proficua quanto ridotta attività in proprio. Feste, vacanze esotiche e tennis continuavano ad essere punti fermi della sua esistenza apparentemente dorata. Poi un  giorno di non molti anni fa una telefonata di lei: sai, F. si è ucciso. Sconcerto: ucciso lui, l’uomo più pacifico e soddisfatto fra quanti ne conoscessi? E’ una domanda che da allora continua a perseguitarmi. Perché? Relazioni segrete non ne aveva: nel breve bigliettino che aveva lasciato ribadiva l’amore per sua moglie. Problemi familiari? Le sue figlie non avevano avuto matrimoni altrettanto felici del suo, ma alla cosa si era anche troppo facilmente assuefatto. Problemi finanziari? Assolutamente no, le vacanze e il tono di vita non avevano subito interruzioni. E allora? Come vorrei saperlo per tentare di spiegare l’inesplicabile, il mistero. Mal de vivre, direbbero i francesi?


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