Maria Grazia, che sarebbe diventata mia moglie, l’aveva conosciuta durante la sua breve
frequentazione di un importante collegio fiorentino per fanciulle bene. Ed
erano diventare subito amiche, legate da una comune sensibilità, una sintonia
di sentire, un feeling, pur provenienti da ambienti diversi. Separate dalla
vita erano rimaste saltuariamente in contatto. Poi O. era convolata a nozze con
il giovane rampollo di una famiglia borghese, col qual si era precocemente
fidanzata. Un giovane brillante con un avvenire assicurato. E qualche anno più
tardi Maria Grazia era diventata mia moglie. Ma il legame non si era
interrotto. O. e marito vivevano a Milano. Avevo avuto modo di conoscerli: una
coppia simpatica, cortese, di quelle che un
tempo si usava chiamare del bel mondo. Lui importante broker, per
eredità familiare, lei buona frequentatrice della bella società, due deliziose
figlie. Vita dorata: frequentatori di tennis e palestre, vacanze in isole alla
moda, amicizie importanti. Ma non avevano nessuno di quegli atteggiamenti boriosi
e supponenti, di immeritata superiorità, che si è soliti attribuire alla gente
di quel mondo. Li conobbi meglio durante una vacanza romana e feci loro da
cicerone nel giro dei ristoranti tipici della capitale. Li rivedemmo al
matrimonio di una delle figlie. Un matrimonio gestito secondo la moda
incipiente nella società come un party o una festa danzante. Lei sempre
gentile, di quella raffinata educazione che non si improvvisa, lui rimasto
sempre un robusto giovanotto milanese, disponibile ai piccoli piaceri della
vita, consegnato a un’esistenza soddisfatta e indubbiamente gratificante. Ancora
giovane aveva deciso di cedere la sua attività a un importante istituto
bancario per dedicarsi - con tutto comodo – a una proficua quanto ridotta
attività in proprio. Feste, vacanze esotiche e tennis continuavano ad essere
punti fermi della sua esistenza apparentemente dorata. Poi un giorno di non molti anni fa una telefonata di
lei: sai, F. si è ucciso. Sconcerto: ucciso lui, l’uomo più pacifico e
soddisfatto fra quanti ne conoscessi? E’ una domanda che da allora continua a
perseguitarmi. Perché? Relazioni segrete non ne aveva: nel breve bigliettino
che aveva lasciato ribadiva l’amore per sua moglie. Problemi familiari? Le sue
figlie non avevano avuto matrimoni altrettanto felici del suo, ma alla cosa si
era anche troppo facilmente assuefatto. Problemi finanziari? Assolutamente no,
le vacanze e il tono di vita non avevano subito interruzioni. E allora? Come
vorrei saperlo per tentare di spiegare l’inesplicabile, il mistero. Mal de
vivre, direbbero i francesi?
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