Nacqui in un giorno d’autunno inoltrato. Primo dicembre. Dici dicembre e pensi inverno. E invece no. Autunno inoltrato. Molto più avanti scoprirò che in altri “primo dicembre” sono nati Woody Allen, Bette Middler e Richard Pryor, tutti temperamenti brillanti, un po’ funambolici ma con un velo di tristezza sotto traccia.
Che ore erano? Anna Boiani, cioè Giuseppina Boiani-Tombari, attenta ricercatrice e amica di famiglia, mi fornisce l’ora, le cinque e un quarto: di sera o di mattina? Faceva bel tempo? Quali ascendenti? Tutte domande a cui – ahimè! – non so dare risposta. E neppure lei. Seppi da mia mamma che il “tempo” previsto per la nascita era già scaduto da oltre una settimana. Il ginecologo le proponeva di liberarsi di un bimbo probabilmente morto. Mia mamma si ostinò, non volle, a rischio della vita, e nacqui io.
Povero bimbo che avevo faticato a nascere, tentando di ritardare l’impatto con il mondo! Papà diceva che ero bellissimo, il bimbo più bello che avesse mai visto. Ma era l’unico a crederci e a sostenere la tesi!
Perché assai presto venni assalito da una brutta malattia infantile: il lattime. Mi ero ricoperto di croste, tubi di cartone nelle braccia per impedire che mi grattassi. Poi, dopo i quattro anni, arrivarono la pertosse o “tosse convulsa”, l’asma bronchiale e la polmonite.
Una leggenda familiare: mi son beccato la polmonite, febbre altissima. E non scende. Viene convocato un lontano parente che è un importante medico – pediatra? – nella vicina Senigallia. Il bambino è debilitato, mangia?, chiede il luminare ai miei genitori alquanto distrutti. No, non vuol prendere niente. Fatelo mangiare, qualunque cosa voglia, ma fatelo mangiare! Cosa vuoi, Leandrino, dicci cosa vuoi? Mia lunga perplessa esitazione e poi: Mortadella e patatine fritte!
Venni salvato dalla morte grazie alla mortadella di Bologna, il più umile degli insaccati - la “mortazza” la chiamano a Roma - ancor oggi al vertice delle mie voluttà gastronomiche, nonché dalle patatine fritte, insuperabili nell’attuale versione Mac Donald’s .
(da ”La valigia di Hiroshima, memorie di un fabbricante di immagini”, Amazon)
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