venerdì 6 novembre 2020

BOI, un film

 

Boi

Qualcuno obbietterà che in un tempo come il nostro, in cui ogni film, che sia destinato al grande, al medio o al piccolo schermo, deve avere un chiaro inizio e una più chiara fine, ma soprattutto dei plot meticolosamente distribuiti e dosati, un film come “Boi” non ce lo possiamo permettere. Un film dove il protagonista, che è poi il personaggio pressoché unico, si aggira per due ore al volante di una BMW compiendo in modo scrupoloso il suo mestiere di autista alle prime armi e alternando lungo questo tragitto, incontri, nostalgie, riflessioni da scrittore al debutto, pensieri, allucinazioni fantastiche e così via. Ma per nostra fortuna un film così se lo può permettere l’esordiente regista catalano Jorge M. Fontana, che pigia su vari pedali, dal soliloquio, alla visione onirica, all’incontro drammatico e misterioso con due affaristi cinesi piuttosto loschi o forse no. Insomma, se mi avete capito, viva il coraggio di un film non definito, non drammatico o giallo a tutti i costi, ma “aperto”, come si diceva una volta, provocatorio senza esserlo. Un debutto immaturo, un’opera incerta, forse un po’ presuntuosa? A me il film è piaciuto. Una volta tanto Netflix ci presenta un film senza pagar pegno ai consueti luoghi minuti che garantiscono il successo, sesso e smaccate profferte di antirazzismo e omofilia. Due ore che si reggono bene, affidate sostanzialmente al giovane protagonista e alle visioni di una Barcellona che ci è sempre più abituale. Due ore  che fanno anche un po’ riflettere, anche se in modo confuso, Ma chi riflette chiaramente al giorno d’oggi? 

(L.C.)

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