mercoledì 11 novembre 2020

ASSASSINIO SUL TEVERE

La tv, nella ridda dei suoi canali, ci obbliga a incrociare di tanto in tanto un film già visto e rivisto che non manca di re-incatenarci, magari solo per cinque o dieci minuti. Sono gli immancabili “evergreen da tv” fra i quali non possono mancare i Don Camillo e i Monnezza. Merito – nel primo caso - di un connubio indissolubile fra i due personaggi creati da Giovannino Guareschi e i loro interpreti e, nel secondo, della creazione - in duplex fra Tomas Milian e la voce di Ferruccio Amendola – di uno sguaiato sboccacciato,  manesco e irresistibile Serpico, battezzato romano con l’acqua del Tevere, e circondato da comprimari - di primo e secondo piano - quali Bombolo in prima linea e poi Ennio Antonelli, e l’immancabile Jimmy il fenomeno. Numerosi quanto pleonastici malavitosi o ladroni fanno loro da contorno, fra i quali i necessari immancabili stunt-men, specialisti in scazzottate e capitomboli. Ma stavolta, riferendoci al film in oggetto, il bouquet rischia grosso: crollano pareti e vanno in briciole mobili di balsa ma - malgrado le cure dell’abile Bruno Corbucci – incombe la presenza gradevole quanto decisamente ingombrante di Marina Lante, caruccia sin che si vuole ma “cagna” inguaribile, che vanifica il suo personaggino della bbona che in realtà è cattiva. Ma Tomas-Serpico è in grado di farci digerire questo ed altro. Insomma cosa faremmo noi, tristi ammalati di panico da virus, senza gli incontri imprevisti con questi esplosivi e rincoranti evergreeen?  


(L.C.)

 

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