lunedì 30 dicembre 2019

IO E LA MUSICA - 2


Io e la musica: potrei scriverci un intero libriccino. Ma poi a chi interesserebbe? Tanto vale farla breve prima di arrivare a raccontare il mio incontro, unico e fatale, con un provino in campo musicale.
Saltiamo altre noiose premesse e - come si suol dire in termini poco pacifisti – veniamo a bomba.
Dunque nel periodo delle mie giovanili esternazioni musicali entro in sintonia con un mio coetaneo che si chiama Cristiano – senza acca in messo e finale mozzo – che studia fagotto al Conservatorio di Pesaro e inoltre suona la chitarra e canta con swing, mentre io ho già in tasca la maturità scientifica e mi accingo a iscrivermi all’università. Insieme, in un momento di obnubilamento giovanile, decidiamo di partecipare a una serie di provini che la Rai sta indicendo alla ricerca di nuovi numeri e artisti. Studiamo nuovi arrangiamenti demenziali di tre canzonette che stanno andando di moda. Lui suona e canta, mentre io gli faccio non tanto da seconda voce ma da controcanto un po’ jazzistico e costruisco una sorta di singolare pantomima sull’esibizione canora. Insomma un bellissimo numero. Il giovane sacerdote che spalleggia le nostre recite carnevalesche presso il piccolo improvvisato teatrino della sua parrocchia sostiene il nostro exploit prestandoci un il mitico Gelosino per registrare le prove. Siamo molto soddisfatti e pronti alla convocazione presso la sede RAI di Ancona. Arriviamo puntuali e… sorpresa! Ci cacciano in un angusto studiolo radiofonico: due metri quadrati e un microfono. Non ci sono esaminatori. L’esibizione – ci dicono - verrà registrata e spedita a Roma. Siamo distrutti: il nostro numero si basa per il novanta per cento sulla creazione mimica e sul controcanto di sapore umoristico. I biechi funzionari che presiedono all’operazione tentano ipocritamente di consolarci: fate pure, vi vediamo dal vetro. Bugiardi e menzogneri: sanno benissimo che debbono limitarsi a registrare un nastrino che forse verrà forse ascoltato o forse no, ma altrove e da altri. Abbiamo lavorato a vuoto. Ovviamente l’esperienza finirà lì. Il nostro fulgido avvenire di duo musical-umoristico non fiorirà. La vita poi ci divide: Cristiano sarà un valente musicista di fagotto pressi grandi orchestre, io partirò per Roma.

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