mercoledì 4 settembre 2019

ADELAIDE



Adelaide, piccola veggente bergamasca. Uno spezzone di pellicola ritrovato per caso nella soffitta-archivio di un vecchio fotografo, con immagini sgranate, confuse, nebulose. Una bimba grassottella, piccolissima, gli occhi che guardano in alto, verso quel punto del cielo dove le appare la Madonna.
1944, anno di guerra, con un esercito che da alleato diventa invasore, le case distrutte, le campagne desolate, la miseria, la fame. Nello spezzone del fotografo non si vede tutto questo o forse sì. Lo si legge sulle facce della gente, sui vestiti lisi, sui capelli ispidi delle donne, su quelle immagini caliginose di un mondo ormai dimenticato. Ma è quanto basta perché io possa evocare una storia di santità che in realtà non conosco e che sono costretto non tanto a ricostruire quanto a immaginare.
Perchè in quel giorno del 1944, alla piccola Adelaide di quattro-cinque anni apparve la Vergine Maria? Dove? Non in una grotta come a Loudes o in una collina come a Medjugorje, ma appena fuori dell’abitato di un paese del bergamasco, in un campetto ruvido dove la bimba era corsa a rincorrere una povera palla di stracci. No – mi correggo - le palle di pezza sono per i maschi, di pezza le femmine hanno le bambole, le pupazze, con capelli di stoppa e occhi di bottoni.
Come appare la Vergine ad Adelaide? E come ha fatto la gente del paese ad accorgersi subito del prodigio? Non credo che la piccola, che manco sa esprimersi, sia  andata a raccontarlo a destra e sinistra. Forse l’ha sussurrato a qualcuno della famiglia? Ma la notizia si sparge. Adelaide ha visto la Madonna! Le ha parlato? Che le ha detto? Vorrebbero conoscerle tutti quelle parole! Anzi, udirle con le proprie orecchie. Un messaggio? Forse una profezia? Adelaide tace. Ma forse la Madonna tornerà, anzi è sicuro! In quel brullo campetto la gente del paese circonda trepidante la bimbetta che è accorsa di nuovo là, nel luogo dove per la prima volta è avvenuta l’apparizione e dove potrebbe ripetersi. Quando? Il giorno dopo: alla stessa ora, oppure in un tempo diverso?
Ai margini del campo del miracolo Adelaide si blocca: è immobile, non reagisce alle sollecitazioni delle paesane che le si fanno attorno, pressandola, toccandola come un oggetto di devozione. La gente vuol vedere, è ansiosa, tutti hanno diritto di vedere quel che vede la piccola: lo pretendono, è un loro diritto. Estatica, nel suo vestitino da precoce “comunichina”, il velo bianco le circonda il visetto paffuto, su cui è stampata l’impronta di una generazione contadina tirata su a polenta. E la gente tutt’un tratto si placa, timorosa del prodigio che sente imminente, arresta anche il brusio delle preghiere. Attende la grazia, anzi il miracolo.
Diverrà un angolo di paradiso quello sparuto campicello? Vi sorgerà un grande santuario con portici e campanili, come a Lourdes, come a Fatima, come a Medjugorje? Cos’ha da invidiare Adelaide ai tre pastorelli portoghesi o alla fanciulla francese o alle veggenti croate?

Dissolvenza incrociata, la storia cammina veloce. Adelaide sta  crescendo, è divenuta un’adolescente, poi una giovinetta, poi una donna. Non si è fatta monaca come si auguravano i compaesani, una suorina  di clausura, chiusa nella preghiera e divorata da un ricordo troppo pesante da sopportare, una suora come Suor Bernadette o suor Lucia, ma fa l’infermiera diplomata in una struttura pubblica. La Madonna è tornata ancora a trovarla, a parlare con lei? La stampa non ne dà più notizia e la televisione chiacchierona è di là da venire. Restano solo le immagini di quel vecchio spezzone riposto in un archivio dimenticato. E allora? Come faccio a ricostruirla e neppure a immaginarla la sua vita da adulta, accanto a un marito, a una famiglia? Sempre con quel ricordo dolcissimo e struggente di aver visto la Madonna, lei sola, di aver raccolto le sue confidenze ineffabili, da conservare gelosamente nello scrigno dell’anima. Un segreto? Una profezia? Chissà. Cose sue e soltanto sue, il patrimonio di messaggi raccolto da una bimba appena capace di parlare e di esprimersi.

E finalmente, a distanza di oltre settant’anni da quel fatto prodigioso, la televisione, due sere fa, mi trasmette nella cronaca locale le ultime immagini di Adelaide: la bara di una donna anziana, morta a settantasette anni, portata a spalla fuori dalla chiesa del suo paese sino al carro funebre che la condurrà al luogo dell’estremo riposo. Settantasette anni, ancora il sette, il sette delle spade che trafissero il seno della Vergine Addolorata. Che sia questo il messaggio, la profezia?
Un miracolo che si è richiuso nel silenzio, un’apparizione mariana, una delle tante apparizioni di quel maledetto 1944, anno di guerra denso di eccidi e di morti, apparizione che non suscitò troppo scalpore nei fedeli e nessun deprecabile turbamento nelle gerarchie ecclesiastiche. Un miracolo discreto da celebrarsi con una povera semplice cappella sul luogo della visione, qualche lumino, qualche preghiera.
Come vorrei poter raccontare la storia prodigiosa di una vita normale, forse un po’ meschina, ma sobria, dignitosa, consumata all’ombra di quell’antico prodigio! E forse narrare il dilemma racchiuso nel ricordo di un bimba troppo piccola, facile a farsi influenzare, suggestionare. E se Adelaide si fosse immaginata tutto? Se fosse stata solo l’incanto di una bambina mitomane? Quanti dubbi crescenti in chi l’aveva invocata, venerata per virtù della visione prodigiosa! Ma solo lei aveva conservato il segreto ineffabile di quella storia tutta sua, solo lei conosceva la verità. Una verità bella su cui aveva costruito una solida, discreta, umile esistenza, lontano dai clamori, senza aspirare ad aureole di santità. E se la santità non avesse bisogno di aureole?
(Leandro Castellani)

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