sabato 22 ottobre 2016

PENSIERI COME FARFALLE - IDILLIO FRA LE LETTERE



Oggi ho ritrovato un mio “pezzullo” scritto alla veneranda età di vent’anni e pubblicato sul periodico “Frusaglia”, nato dalla passione di in gruppo di amici, primi fra tutti Enzo Amadei, direttore responsabile, e Luciano Anselmi principale sostenitore. E’ un “pezzullo” sempliciotto, un po’ ingenuo, già malato di esuberanza verbale. Ve lo ripropongo tal quale, scusate la presunzione:
“Eccomi qua a strofinare la mia penna su un candido foglio di carta. E’ strano: basta appoggiare il pennino sul bianco che subito gli vien voglia di partire per i suoi buffi ghirigori che infilzano i pensieri come farfalle sulla tavoletta dell’entomologo. Un pensiero rosa ed ecco una frase frizzante, scoppiettante, zeppa di parole grassocce e spiritose, con la faccia sudata dal ridere, un pensiero nero ed ecco una composta teoria di parole in abito scuro e cappello duro; un pensiero grigio, d’ordinaria amministrazione e subito un drappello di parole curve sulla destra, perfettamente allineate, con il metro pieghevole nella tasca sinistra e le tavole per i logaritmi nel taschino interno della giacca. Poi vi sono i pensieri che odorano di gelsomino, quelli primaverili col vestito fantasia, i pensieri amorosi, a volte timidi, con le ciglia basse, a volte audaci con un mazzo di garofani rossi in mano e le vocali vibranti tenerezza. E’ un grande miracolo quello dei pensieri che s’infilzano sulla carta bianca, docili, obbedienti come scolaretti. (...)
Con la macchina da scrivere mi comporto così. Scrivo senza guardare mai il foglio, ma solo la tastiera bianca con il mio dito medio che vi intreccia sopra una specie di danza, una benedizione continua. Non so scrivere in altro modo: la mano sinistra si solleva solo ogni tanto per premere il tasto delle maiuscole col pollice o per far scorrere ad ogni riga il carrello con uno strano fruscio metallico. E la mano destra balla sulla tastiera per seguire il dito medio che batte: perché scrivo con un dito solo, ma vado veloce lo stesso. Ora ho cambiato il foglio e intanto ho pensato una storiella. Se il mio dito medio si innamorasse di una lettera? Mettiamo dell’A, o della Z. Infatti per me le lettere hanno ciascuna un volto. L’A, per esempio, me la immagino, anzi la vedo, come una ragazza formosa, dai capelli rossi, la Z come una piccola ragazza bruna, dagli occhi profondi di quel nero che a tratti sembra azzurro e a volte ha dei riflessi di metallo. E in mezzo all’alfabeto tutta una repubblica di brutte e belle figure. La G è antipatica come un ministro, uno di quelli che fanno vedere al cinema o sui giornali e che sembrano alti tre metri sullo schermo del cinemascope e invece non è vero, la D è una massaia con la borsa della spesa, la L un giocatore di calcio, la F fa la 1° liceale, se quest’anno è promossa, un altr’anno va in seconda. Non ditemi perché: non saprei spiegarlo, ma solo che ci pensi un poco me le vedo così. Immaginiamo dunque che il mio dito medio si innamori della A o della Z. La danza che intreccia sulla tastiera avrebbe fine ed esso se ne starebbe per ore con la sua lettera preferita: AAAAAAA oppure ZZZZZZZ. La letteratura sarebbe rovinata ma il dito medio della mia mano destra sarebbe felice. E invece no: strepita, incalza, martella, corre, fa il diavolo a quattro sulla tastiera, incrocia benedizioni e crea parole rosse o nere sulla carta bianca.” 
(Leandro Castellani)

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