domenica 4 giugno 2023

LEANDRO CASTELLANI - MISTERI DI FAMIGLIA


Fra i lacerti dei messaggi FB, in parte trascritti per non perderli, ho ritrovato uno scambio di comunicazioni fra me e una ricercatrice storica d’eccezione, Giuseppina Tombari, che mia moglie, sua compagna di scuola, si ostina a chiamare Anna Bevilacqua. Le note riguardano un mio antico antenato – per capirci, il nonno di mio nonno -  tale Remigio Castellani. Di lui, oltre alla storiella del ritrovamento della tomba dei giganti nel luogo della mia attuale residenza – storiella che ho messo in giro io - mi resta la scolorita fotografia di un anziano con barba bianca, baffi brizzolati e un cappellaccio da bandito-pastore-cacciatore in testa. Ma nei suoi messaggi la mia amica. attenta storica, mi invita ad approfondire. Per esempio cercando notizie – che ahimè non troverò - su un fantomatico Vittorio Emanuele Castiglione, accolto e allevato sino a due-tre anni nel brefotrofio di San Michele a Fano e poi affidato al mio antenato Remigio che s’impegnava a educarlo, istruirlo e mantenerlo sino all’età di ventun anni. Sino a ventun anni Vittorio abitò in casa Castellani, assieme al suo nipotino Leandro, diventò ragioniere – la professione di famiglia – per poi trasferirsi a Firenze dove avrebbe trovato moglie e lavoro, diventando il direttore di una fabbrica di tessuti.

L’amica studiosa se ne guarda bene dal trarre affrettate conclusioni. Mentre io, con la mia solita improvvisazione da  storico un po’ improvvisato, mi affretto a cercare una spiegazione e relativa conclusione a questa vicenda familiare “avvolta nel mistero” – si dice così nei romanzi alla Carolina Invernizio?

E qui cominciano le domande, ovviamente ancora senza risposte. Chi era questo misterioso Vittorio? Quale il legame con il maturo signore fanese, nonno di mio nonno? Un meraviglioso disinteressato atto di generosità? Ma non mi risulta che questo mio antenato Remigio fosse un gran riccone o forse poco più di un benestante. Probabilmente era un dipendente o un amministratore dei De Cuppis, come suo nonno e suo padre. Più inquieti e avventurosi di lui, i suoi figli avevano indossato la camicia rossa e seguito Garibaldi per poi passare all’esercito “italiano”.

(Remigio chiederà a Torino il trasferimento a Fano di suo figlio Evaristo, capitano dell’esercito, che abita a Biella, per urgenti affari di famiglia. Quali?)

Che segreti ormai insondabili -  tranne che per una scoperta dell’amica Anna – nasconde la vita del mio barbuto antenato? Chi era questo misterioso fruitore della sua generosità? Un orfano, un pupillo, un figlio illegittimo? Cosa si nasconde dietro il profilo minaccioso di  quel mio antenato, eternato soltanto in una foto un po’ sbiadita? E se esistesse, in qualche parte d’Italia, un caro quanto ignorato mio congiunto che, sognando la casa paterna e il finto e vero padre, sognasse di conoscermi un giorno e magari diventarmi amico? Quell’amico solidale e affidabile che forse non ho mai avuto?  Se  non lui, suo figlio o suo nipote o il nipote di suo nipote? Quanti pasticci possono creano il tempo, la storia, le memorie monche o incomplete e soprattutto la fantasia!

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