sabato 18 gennaio 2020

QUEL KILLER VIRTUALE


(minigiallo)
Oggi il killer – o assassino seriale - è un personaggio di moda. Se non nella realtà effettuale, come ci piace dire oggi – come se ci fosse una realtà non effettuale, insomma una realtà non realtà –, ma perlomeno nelle serie televisive, nei thriller best-seller che riempiono le superstiti vetrine dei poveri librai, nei film che vogliono andare oltre le usuali deviazione dell’umano comportamento, come droga, alcool, stupro, rapine eccetera.  Il killer è di moda, ce ne sono di quelli rituali, che fanno precedere ogni omicidio da una precisa liturgia, i killer alla dracula che si limitano a sorbire o sorseggiare il prossimo, i killer poetici che prendono le loro vittime scegliendo “fior da fiore”, come faceva la Matelda dantesca. E ci sono i killer virtuali ai quali vogliano dedicare quel che resta delle trenta righe programmate. Killer dello spirito che si dedicano ad uccidere, in modo del tutto indolore e virtuale, i protagonisti dei più famosi romanzi del passato e del presente sconvolgendone o vanificandone la storia. Tutti i gusti son gusti. Facciamo qualche esempio: che bello uccidere il conte di Montecristo prima che discopra il favoloso tesoro dell’abate Faria e diventi il magnate della vendetta, cioè quando è ancora rinchiuso in cella e si arrovella per scoprire come venirne fuori. Che brivido sublime per un killer virtuale eliminare il formidabile James Bond al suo primo incarico da 007. Pensate: il bravo agente ha capito tutto, ha individuato la  sua brava controspia, il suo venditore di segreti, e così via. Ma prima che entri in azione e divenga il famoso 007 verrebbe eliminato da un colpo di pistola, oppure cadrebbe dal balcone del covo segreto sul quale si era improvvidamente abbarbicato. Peccato, commenterebbe il cinico M – e pensare che quel ragazzo prometteva bene. Pazienza, passiamo a 008. Un altro esempio: i bravi di Don Rodrigo intimano a don Abondio di astenersi dal celebrare le nozze fra Renzo e Lucia. Obbedisco, risponde il pretonzolo. Così Lucia verrà dirottata verso il truce don Attilio, e Renzo fatto fuori dal Bravo più solerte. Insomma di questi omicidi seriali e del tutto immaginari se ne potrebbero fare a bizzeffe, e il nostro killer virtuale si rivelerebbe molto più astuto, indomabile, e inarrestabile di quelli reali che, prima o poi – serie tv permettendo - finiscono, se non  male, sufficientemente ammaccati.  

giovedì 9 gennaio 2020

ANCORA UN GIALLO ALLA ROVESCIA


(minigiallo)

Giorgio Scerbanenco, uno scrittore troppo bravo per essere sufficientemente apprezzato dalla cosiddetta critica seria, lasciò un’opera (postuma?) denominata “Centodelitti” in cui allineava in spazi ridottissimi trame e spunti che non aveva ancora fatto in tempo a sviluppare. Una piccola opera esemplare. Non sono all’altezza di fare altrettanto ma di spunti ne potrei trovare, specie allontanandomi dal prevedibile per tentare vie nuove. Faccio un esempio, anzi più di uno. Di solito viene sequestrato un riccone. O suo figlio, o sua nipote, o uno degli altri parenti purchè abbienti o molto amati dal capostipite, in modo da esigere un congruo riscatto dal detentore di una grossa disponibilità pecuniaria, possidente terriero, industriale, re della finanza, politico ben piazzato e così via. Facciamo invece il caso che stavolta il sequestrato sia un  barbone, un poveraccio che chiede la carità all’angolo del palazzo o all’entrata del grattacielo più svettante su New York o altra capitale del denaro. Rapito il barbone e fatto recapitare l’annuncio. Se non verrà versato l’equivalente di un mese di stipendio del manager, il mendicante che di solito staziona all’ingresso della Ditta verrà eliminato e il riccone, non potendo più elargirgli il mezzo dollaro a edificazione dei passanti, verrà additato al pubblico ludibrio. Roba da rimetterci la reputazione vita natural durante. Come farà più a esibirsi come magnate caritatevole a quanti giornalisti e public relation annotavano il suo spirito generoso vedendolo elargire il mezzo dollaro – o euro - al povero pezzente presso l’ingresso? Era quasi un marchio di fabbrica. Ed ora lo avrebbero tacciato di miserabile, schiavista, affamatore del popolo, sfruttatore della miseria... Così fu giocoforza che il magnate si mettesse a caccia dei rapitori. Personalmente, senza  interferenze di polizia  o detective privati o spalloni diplomati. E – cosa non può fare un magnate!  – anche stavolta sarebbe riuscito nel suo intento riuscendo a liberare il sequestrato al termine di una caccia rabbiosa con furiosa sparatoria finale. Dopodichè al nostro industriale lo chiamarono Batman e i poco di buono si misero a sequestrare clochard, mendicanti, prostitute in disarmo e altri miserabili. E Batman ebbe un bel lavoro da svolgere. Uno spettacolo eccitante e anche un po’ miserando.

martedì 7 gennaio 2020

GIALLO ALLA ROVESCIA


(minigiallo)
A proposito: l’inventore del giallo, Corrado Tedeschi, lo conobbi molti anni fa, a Cattolica, nel corso di un festival dedicato al “genere” che in Italia aveva preso il nome dal colore della copertina della serie più famosa. E quell’omino piccino piccino, ma con un cervello invero notevole, ne era stato l’inventore e il gestore. Torniamo a bomba. Ci vorrebbe uno spunto notevole, perlomeno originale, non ovvio né banale. Ovvio sarebbe un giallo in cui viene rapita una fanciullina da una ricca casa nobiliare e la madre angosciatissima si mette a caccia dei rapitori. Ma io cosa ti combino? Un giallo in cui i rapitori lasciano la figlia e rubano la genitrice, una giovane mammina sexy, buona a far  levitare un riscatto a quattro zeri. E chi si mette a caccia dei rapitori? Non il marito, che non esiste o perlomeno non viene preso in considerazione, non i genitori della rapita che si limitano a darsi da fare per raggranellare il malloppo da offrire ai rapitori, sperando che prima o poi si facciano vivi, non la polizia che ha altre beghe da risolvere, dato l’aumento vertiginoso dei furti d’appartamento e dei ragazzotti in overdose. No, ci si mette la fanciullina di anni dieci, una birba  di tre cotte, si diceva una volta. O anche una birba matricolata. La quale, grazie al proprio aggeggio elettronico tutto fare, telefonino-computer-archivio-eccetera di cui è ovviamente dotata, riesce a rintracciare conoscenti equivoci, a ricostruire mappe, a individuare tracce, a intervistare portiere distratte e passanti guardoni che hanno assistito al ratto. Insomma tante ne combina che riesce a scoprire il rifugio dove la povera mamma è stata rinchiusa. E siccome i rapitori, oltre che delinquenti, sono anche cretini, gli indizi lasciati distrattamente per strada abbondano. La faccio breve perché sono al termine delle trenta righe disponibili. La fanciullina penetra nello scantinato-prigione, libera la mamma, raggiunge la stazione di polizia, riceve il plauso del commissario. E vissero felici e contente tutte e due, in attesa del prossimo rapimento.   
(Leandro Castellani)