lunedì 5 dicembre 2016

IO E LUCKY LUCIANO



LUCKY LUCIANO
(1897-1962)

In visita a Napoli – mi sembra fosse il 1950, Anno Santo – da alcuni parenti non eccessivamente frequentati ma molto simpatici. Ci vedevamo a intervalli un po’ dilatati. Noi quattro della famiglia Castellani, papà mamma mia sorella ed io, e loro, i napoletani, una turba. Ricordo la sera in cui Domenico detto Mimì, illustre direttore di manicomio e promesso a una cugina, ci portò tutti a cena – cioè noi quattro, zia Angelina con la Lina nonché con i due figli maschi e  relative consorti – nel ristorante più rinomato di Napoli, la terrazza a mare di Zì’ Teresa. Fu una cena epica, con Mimì che ordinava leccornie marinare e amministrava l’allegria, mentre i posteggiatori eseguivano da par loro una selezione dei più bei motivi napoletani, dalla tristezza struggente di “Scalinatella” alla furberia ammiccante di “Fatte fa ‘na foto”.
A un certo punto della serata il “coup de théatre”: nell’ampia terrazza del ristorante vidi avanzare un gruppetto di individui a precedere un ometto con gli occhiali dalla montatura dorata – si chiamavano già Rayban? - e un bell’abito scuro a righe, accompagnato da una bionda almeno venti centimetri più alta di lui, una bionda di quelle “da cinema”. Stavolta Mimì abbassò la voce stentorea per sussurrarci: è Lucky Luciano!
Allora non sapevo nemmeno chi fosse il fantomatico gangster esiliato dagli USA, ma mi colpì quel suo modo deciso e autoritario di farsi largo, la sua singolare estraneità, l’alone che sembrava circondarlo. Lo ricordo come allora, quei capelli divisi da un lato con una forte scriminatura, e soprattutto quegli occhiali dorati. 
Salvatore Lucania, detto Lucky Luciano, capo assoluto della mafia fra il 1931 e il 1945. Allontanato dagli Stati Uniti, era approdato a Napoli da dove continuava a dirigere il traffico internazionale della droga. E a Napoli, presso l'aeroporto di Capodichino, sarebbe morto d’infarto nel ’62.
Incontro da essere collocato tra schermi e ribalte? Sì e no. No, stando a un criterio rigoroso, sì a mettere in conto i numerosi film che  prima durante e dopo hanno immortalato gangster analoghi o forse ispirati a quel signore che aveva fatto colpo su di me, ragazzo in gita alla città del sole, dei parenti e di Pulcinella. 
(Leandro Castellani)


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