Questo non vuol dire che da oggi rinunci a scrivere. Solo che da oggi riserverò le mie escursioni letterarie esclusivamente al computer, a FaceBook o al BLOG. Basta con i libri: una carriera – chiamiamola così – iniziata, dopo alcuni anni di attività para-giornalistica, recensioni di film e spettacoli teatrali, contributi vari eccetera – con la pubblicazione di una silloge, “Temi e figure del cinema contemporaneo” (1963), dove parlavo di Fellini e di Bergman, dei film sovietici del “disgelo”, dell’uso dello zoom eccetera. Poi, con l’aiuto di Luciano Gigante che era stato il montatore di quella mia serie televisiva, narrai la storia dell’invenzione e costruzione della bomba atomica di Hiroshima, basata sulla testimonianza diretta degli scienziati e degli altri uomini responsabili dell’arma cosiddetta totale, un libro che ebbe un certo successo e traduzioni in più lingue (1964-65). E continuai saltuariamente a scrivere e pubblicare negli anni fitti del mio impegno televisivo. Fu solo a carriera avanzata e distesa su ritmi più tranquilli, che ebbi l’audacia di lanciarmi nella cosiddetta narrativa. Al di là di qualche paginetta dispersa, l’impresa mi aveva sempre fatto un po’ paura, preferivo mascherare la mia “vena” di scrittore dietro resoconti giornalistici che in fondo erano romanzi, come “I santi dell’Apocalisse” (1979), o dietro biografie rivissute che in fondo erano anch’esse romanzi, come la biografia di Secondo Casadei. Fu l’amico Luciano Anselmi il primo a riconoscerlo: credi di aver scritto un resoconto giornalistico e invece hai scritto un romanzo. Già. Non ce l’avevo mai fatta a espungere, in parte o del tutto, da queste storie una diretta partecipazione viscerale, come di un autore un po’ traviato dal sentimento e dalla “poesia” ma salvato in extremis dall’umorismo. Fu solo nel 2005 che mi lanciai – con un breve libretto che si chiamava “Lavinia” - nella narrativa tout court, e fu la storia un po’ magica di un doppio me stesso, scomposto e ricomposto sulla strada ineffabile del sogno. Fu letta da tanti, da moltissimi e fu una rivelazione di me a me stesso. Niente paura, non nascondiamo più, dietro realtà storicamente accertate, la mia orgia di inventare – un tempo avrei detto di creare-. Tiriamole fuori le avventure della fantasia, sia pure basate di realtà, quelle che mi hanno sempre adescato e fatto innamorare.
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