giovedì 22 febbraio 2018

LE RAGAZZE DEL CENTRALINO



Un bel giorno potrò perdere tempo buttando giù un diagramma dei grandi medi e piccoli temi del cinema. Tutti allineati sulla verticale mentre sulla linea orizzontale indicherò i film appartenenti ai vari sottogeneri. Ebbene, uno di questi è il sottogenere “ragazze al centralino”, strettamente imparentato a “ragazze commesse” e a “ragazze in collegio”, cioè tutti temi che puntano sulla solidale amicizia fra ragazze che condividono lo stesso lavoro e lo stesso destino, amicizie messe a repentaglio dalle solite maligne che s’infiltrano sempre a rovinare le amicizie e così via. E parliamo di questa lunga serie spagnola, in due stagioni con una terza in lavorazione, dedicate agli anni Trenta, con la grande industria telefonica in espansione che recluta ragazze. Un prodotto, vorrei dire “esemplare”, per quanto riguarda una seria televisiva ad alto contenuto romantico-popolare, come gli spagnoli hanno imparato a fare assai bene e come noi italiani, tranne rarissime eccezioni, non sappiamo fare. Innanzi tutto gli interpreti, ben scelti, facce interessanti, prestazioni di buon livello, e una protagonista fascinosa (Blanca Suarez) che piace al popolo dei telespettatori. Poi l’ambientazione, precisa, per non dire rigorosa e inappuntabile. E infine – o dovevo metterla al primo posto ? - la sceneggiatura e i dialoghi, decisamente abboccati e ben dosati fra romanticismo e romanzesco, con i buoni e i cattivi ben delineati, così come per le ragazze che debbono commuovere, quelle sventurate, colpi di scena, gelosie e rivalità: tutto al loro posto. Compresa l’ormai immancabile storia omosex, in questo caso di lesbiche.

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