Elena
Ceste, un triste caso di cronaca nera divenuto l’argomento principe di tutti i
contenitori, pomeridiani mattutini e
serali, della nostra beneamata televisione. Sulla prima rete RAI un giovane,
cordiale e contegnoso conduttore lo condisce all’italiana – solo olio extravergine e una goccia di aceto
balsamico - con l’ausilio di qualche pia
signora cosiddetta esperta a esprimere assennati circostanziati giudizi, mentre,
sul Quinto Mediaset, la vestale ufficiale del canale si trasforma in detective
per indagare e fornire ulteriore materiale agli indagatori ufficiali, il tutto avanzando
nuove ipotesi di colpevolezza edulcorate da continue profferte di garantismo. Nonchè
commentando con incomparabili variazioni facciali sentimenti di perplessità,
commozione, dissenso, dubbio, adesione e quant’altro, mentre fanciulle un po’
smarrite e un po’ saccenti le inviano notizie e interviste dai soliti luoghi
deputati: l’angolo della casa incriminata, il bordo del canale del ritrovamento,
la siepe dietro l’orto e, naturalmente, il sagrato della chiesa, continuando
imperterrite a interrogare sempre le stesse persone: il medico, l’amica
pettegola e l’amica fedele, la perpetua, il compagno di scuola, il parroco… Sconcerta
il fatto che questi interlocutori continuino imperturbabili – “sin verguenza”
direbbero gli spagnoli – a ricamare ed
elucubrare giornalmente sui propri ricordi, alla ricerca di dettagli che
consentano loro di prolungare - qualcuno
direbbe “eternare” – la presenza sugli amati schermi televisivi!
Ma
questa è l’ordinaria amministrazione. Poi ci sono le rubriche settimanali, i
chi la visto, i terzo e quarto grado, le arene
e i talk show, a riassumere, riepilogare, cesellare dubbi e
indiscrezioni, illustrate dalla stessa monotona serie di foto della vittima: da
quella di una ragazza dal sorriso dolcissimo a quella di una sorta di arcigna megera.
Cosa
sarebbe la tv senza casi come quella della povera Elena? Per fortuna la cronaca
nera è sollecita nel rifornire sempre nuovi spunti: c’è Sarah, c’è Chiara, c’è Yara,
c’è la povera Roberta. Che tristezza, che squallore. Ma poi, per fortuna, ci
sono anche nozze, separazioni, matrimoni,
nuovi amori, attese di bebè… Viva la tv!
Vedo ora il post su Capuana. Ricordo bene le sue fiabe che furono una delle mie primissime letture. Notevole la suggestione sia della scrittura sia delle illustrazioni. Queste, più ancora delle fiabe, pur nella loro estrema tetraggine (o forse proprio per questo) hanno lasciato una traccia indelebile nel mio immaginario di bambina. Sono andata a ripescare una vecchissima edizione (Bemporad) appartenuta a mia nonna e, non senza una certa emozione, ho scansionato alcune di quelle immagini, ma non so come postarle.
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