Un
mondo poetico, quello disegnato da Luigi Capuana nelle sue fiabe meravigliose,
le uniche che, nell’orizzonte italiano, si avvicinino all’universo della
tradizione folklorica e alle trascrizioni-invenzioni dei fratelli Grimm. Re e
Regine, Reucci e Reginotte in costante competizione con i plebei, i poveretti,
i miseri, anzi ci vivono a contatto di gomito. Minacciano morte e schiaffano in
prigione i sudditi finchè non si pentono e li mandano a chiamare. Da un lato Re
spergiuri, dall’altro plebei che allevano una prole prodigiosa trovato dentro
un fiore, dietro una pietra, dentro una nocciola… Mentre le fanciulle povere, ben
più malandate e cialtrone di Cenerentola, possono aspirare alla carica “elettiva”
di Reginotte, rivelando all’improvviso doti segrete e bellezze inesplorate. La
rivincita dei poveri: ciabattini, pescatori, artigiani, contadini… Con
Fate-streghe iraconde e dispettose, pronte a premiare come a punire, sino a
imporre ai Reali di farsi poveri almeno per un periodo di prova e ai poveri di
puntare su un talismano per farsi ricchi. La morale sottesa è evidente anche se
non ostentata: gli sponsali con Reucci nevrastenici o l’improvvisa benevolenza
di Reali molto alla buona, rappresentano una sorta di “paese di cuccagna” a cui
tutti possiamo aspirare. Una sorta di interclassismo favolistico. E i minorati
– non solo i brutti-sporchi-cattivi ma anche i gobbi, gli sciancati, gli
“scherzi di natura” – possono contare su prodigi che li affranchino dalle loro
manchevolezze. Un paradiso in terra, ma dipendente in buona parte dalla volubilità di essere superiori – Streghe-Fate,
legge Destino – da non far arrabbiare o irritare oltre il consentito. Una
lettura emozionante, un’esplorazione fantastica che dobbiamo all’autore siciliano
celebrato – per altri versi – come l’iniziatore o il creatore del “verismo”.
“Vissero tutti felici e contenti…
E c’è chi tira la vita coi denti!”
Leandro Castellani
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