domenica 23 maggio 2021

FILASTROCCA di LEANDRO CASTELLANI

 

Filastrocca filastrocca

troppo breve e un poco sciocca.

A qualcuno sembra bella

ed invece è stupidella.

Può impararla ogni bambino,

ma  la dica pian pianino,

se la strilla a perdifiato

sveglia tutto il vicinato!

Se mi chiedi che vuol dire

non ti posso no mentire:

come spesso, la poesia

non si sa che cosa sia.

È un liquore od è un veleno ?

Non possiamo farne a meno,

se la mangi in un boccone

ci puoi fare indigestione;

ogni giorno un  cucchiaino

ti fa bene all’intestino.

Ma – importante! - la poesia

va sorbita in allegria.

Filastrocca per cantare

ma ci puoi pure ballare.

Filastrocca proprio bella

per danzar la tarantella,

puoi ballarci a più riprese

pur la pizzica pugliese!

Sono versi un poco strani

ma li ha scritti Castellani !

mercoledì 5 maggio 2021

IO E NAPOLEONE

  


Proemio.

Fu vera gloria? E io che ne so! Fidarsi di Alessandro Manzoni? Ma il gran lombardo le raccontava tutte a modo suo. E allora? Questo grande francese, ma anche grande italiano e soprattutto grande europeo, lo incontrai più volte durante il mio percorso scolastico. Di lui dovrei sapere tutto o quasi. Fu vera gloria? Furono vera gloria Garibaldi, Giovanna d’Arco, Federico Barbarossa ? Stando alla storia, alle biografie, ai saggi, magari alle leggende, sicuramente sì.

 

 “Ei fu, siccome immobile...”

cantava il gran Manzoni,

autore invero nobile

con le meglio intenzioni.

Ei salvò la repubblica

in modo veritiero

ma usando anche i cannoni

la trasformò in impero.

Sconfisse re e regine

sui campi di battaglia

a piedi od a cavallo

con la sua soldataglia:

“Dall'Alpi alle Piramidi,
dal Manzanarre al Reno,
di quel securo il fulmine
tenea dietro al baleno”

Ma sulle nevi immobili

di Russia sconfinata

la truppa sua audacissima

rimase congelata.

Sconfitto in modo ignobile

di Mosca nei dintorni

tornò a regnar intrepido

per soli cento giorni.

Ma alla fine i notabili

del mondo conquistato

lo chiusero in un isola

finchè fosse spirato.

 

Per queste illustri opere

in busto e a più riprese

della sua effigie emerita

disseminò il paese:

anche le frasi celebri

si scrisser sopra i muri

perché sempre restassero 

consigli imperituri

e quella Enne malefica

amata oppure odiata

divenne vera immagine

di un’era trapassata.

 

Oggi l’imago domina

non solo in quel di Francia

su palazzi e colonne

sulle prore e anche in plancia,

e la sua statuetta,

tolta da una scansia,

sorride un poco estatica

sulla mia scrivania:

Napoleon intrepido,

ritto sul piedestallo,

in una posa artistica

in sella al suo cavallo.

Fu vera gloria? Insomma

niente di tassativo.

Meglio farmi concludere 

con l’interrogativo?

 

Fu vera gloria?

Rivediamo la storia a modo nostro:

non ci serve l’inchiostro!

Settecento agli sgoccioli.  Nel mondo anchilosato

un po’ avariato 

quasi spacciato

che fosse necessario uno scossone?

Rivoluzione!

Poche pretese:

tutti in piazza a cantar la Marsigliese,

A morte gli ugonotti,

evviva i sanculotti

evviva i montagnardi.

Presto che è tardi! 

Bisogna fare in fretta:

ammazzare Luigi ed Antonietta?

Per risalir la china

basta la ghigliottina?

Poche pretese,

vogliamo una repubblica borghese.

Ma più tardi, per lor disattenzione,

si fece avanti un tal Napoleone:

poche balle, francesi, per davvero

va a finir che rifaccio un altro impero!

La Francia non mi basta da pappare,

tutta l’Europa voglio ingurgitare

e forse  anche la Russia, anche l’Egitto

che più ne faccio e meno son sconfitto!

 

Fu gran fatica per Napoleone

d’Egitto organizzar la spedizione,

doveva in  tutta fretta

interpretar la stele di Rosetta,

le piramidi inoltre da scalare:

di lassù stavan secoli a guardare!

Amenofi, Ramsete, Nefertiti,

giganti che lasciavano basiti,

e la Sfinge faceva l’occhiolino:

che bel faccino,

anzi faccione

sembrava un po’ una donna e un po’ un leone!

Fra gemme, mummie, addobbi e scarabei

c’era di che riempire tre musei.

L’egizia civiltà era svanita

ma ci aveva lasciato fra le dita,

o meglio fra le mani,

un fastoso domani.

 

Ma i monarchi d’Europa, un po’ a ragione,

decisero riunirsi a coalizione

e alla fine quel còrso disperato,

legato e impacchettato,

lo lasciaron morir sull’isoletta: 

“tanto per farlo fuori non c’è fretta!”

 

A mo’ di postfazione.

Insieme agli inesorabili “Promessi sposi” i nostri anni scolastici furono funestati dalle altrettanto tristi “Odi” del solito Manzoni, fra cui l’immancabile “Cinque maggio” che ci fece odiare un personaggio che invece ci era simpatico: Napoleone Bonaparte, corso italiano trasformatosi in condottiero francese, difensore della Repubblica e poi suo affossatore, l’uomo nuovo che sconfigge gli uomini vecchi di tutta Europa, il parvenu che prende la corona dalle mani del Papa e se la calca in testa, il condottiero a cavallo che sfida le tempeste oppure il piccoletto con pancetta al vento e mano infilata nel panciotto, e avanti con tutta l’epopea eroica del Grande. E ci piaceva anche la sua resurrezione dei cento giorni, dopo l’esilio all’Elba, con tutti quei pecoroni dei monarchi di nuovo a pecoroni. E finalmente ci commuoveva la sua fine in sordina, confinato nella “petite isle dans l’Ocean”, come aveva descritto Sant’Elena da ragazzo nei suoi appunti di scuola.

Il cinema lo avrebbe effigiato in varie forme e con gli interpreti più assortiti, dal mio illustre concittadino Ruggeri Ruggeri a Marlon Brando, passando per Sacha Guitry, JeanLouis Barrault, Charles Boyer, Rod Steiger, Armand Assante, Christian Clavier, Daniel Auteil... e mettiamoci pure Renato Rascel! Ma sicuramente ne dimentico più di uno. Con contorno, o meglio con antipasto, di drammi, biografie vere o fasulle, aneddoti e citazioni.

“Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza”: ecco rispuntare il Manzoni. E’ una  persecuzione!