Proemio.
Fu
vera gloria? E io che ne so! Fidarsi di Alessandro Manzoni? Ma il gran lombardo
le raccontava tutte a modo suo. E allora? Questo grande francese, ma anche
grande italiano e soprattutto grande europeo, lo incontrai più volte durante il
mio percorso scolastico. Di lui dovrei sapere tutto o quasi. Fu vera gloria?
Furono vera gloria Garibaldi, Giovanna d’Arco, Federico Barbarossa ? Stando
alla storia, alle biografie, ai saggi, magari alle leggende, sicuramente sì.
“Ei fu, siccome immobile...”
cantava
il gran Manzoni,
autore
invero nobile
con
le meglio intenzioni.
Ei
salvò la repubblica
in
modo veritiero
ma
usando anche i cannoni
la
trasformò in impero.
Sconfisse
re e regine
sui
campi di battaglia
a
piedi od a cavallo
con
la sua soldataglia:
“Dall'Alpi alle Piramidi,
dal Manzanarre al Reno,
di quel securo il fulmine
tenea dietro al baleno”
Ma
sulle nevi immobili
di
Russia sconfinata
la
truppa sua audacissima
rimase
congelata.
Sconfitto
in modo ignobile
di
Mosca nei dintorni
tornò
a regnar intrepido
per
soli cento giorni.
Ma
alla fine i notabili
del
mondo conquistato
lo
chiusero in un isola
finchè
fosse spirato.
Per
queste illustri opere
in
busto e a più riprese
della
sua effigie emerita
disseminò
il paese:
anche
le frasi celebri
si
scrisser sopra i muri
perché
sempre restassero
consigli
imperituri
e
quella Enne malefica
amata
oppure odiata
divenne
vera immagine
di
un’era trapassata.
Oggi
l’imago domina
non
solo in quel di Francia
su
palazzi e colonne
sulle
prore e anche in plancia,
e
la sua statuetta,
tolta
da una scansia,
sorride
un poco estatica
sulla
mia scrivania:
Napoleon
intrepido,
ritto
sul piedestallo,
in
una posa artistica
in
sella al suo cavallo.
Fu
vera gloria? Insomma
niente
di tassativo.
Meglio
farmi concludere
con
l’interrogativo?
Fu
vera gloria?
Rivediamo
la storia a modo nostro:
non
ci serve l’inchiostro!
Settecento
agli sgoccioli. Nel mondo anchilosato
un po’ avariato
quasi spacciato
che fosse necessario uno scossone?
Rivoluzione!
Poche pretese:
tutti in piazza a cantar la Marsigliese,
A morte gli ugonotti,
evviva i sanculotti
evviva i montagnardi.
Presto che è tardi!
Bisogna fare in fretta:
ammazzare Luigi ed Antonietta?
Per risalir la china
basta la ghigliottina?
Poche pretese,
vogliamo una repubblica borghese.
Ma più tardi, per lor disattenzione,
si fece avanti un tal Napoleone:
poche balle, francesi, per davvero
va a finir che rifaccio un altro impero!
La Francia non mi basta da pappare,
tutta l’Europa voglio ingurgitare
e forse anche la
Russia, anche l’Egitto
che più ne faccio e meno son sconfitto!
Fu gran fatica per Napoleone
d’Egitto organizzar la spedizione,
doveva in tutta fretta
interpretar la stele di Rosetta,
le piramidi inoltre da scalare:
di lassù stavan secoli a guardare!
Amenofi, Ramsete, Nefertiti,
giganti che lasciavano basiti,
e la Sfinge faceva l’occhiolino:
che bel faccino,
anzi faccione
sembrava un po’ una donna e un po’ un leone!
Fra gemme, mummie, addobbi e scarabei
c’era di che riempire tre musei.
L’egizia civiltà era svanita
ma ci aveva lasciato fra le dita,
o meglio fra le mani,
un fastoso domani.
Ma i monarchi d’Europa, un po’ a ragione,
decisero riunirsi a coalizione
e alla fine quel còrso disperato,
legato e impacchettato,
lo lasciaron morir sull’isoletta:
“tanto per farlo fuori non c’è fretta!”
A mo’ di postfazione.
Insieme
agli inesorabili “Promessi sposi” i nostri anni scolastici furono funestati
dalle altrettanto tristi “Odi” del solito Manzoni, fra cui l’immancabile
“Cinque maggio” che ci fece odiare un personaggio che invece ci era simpatico:
Napoleone Bonaparte, corso italiano trasformatosi in condottiero francese,
difensore della Repubblica e poi suo affossatore, l’uomo nuovo che sconfigge
gli uomini vecchi di tutta Europa, il parvenu che prende la corona dalle mani
del Papa e se la calca in testa, il condottiero a cavallo che sfida le tempeste
oppure il piccoletto con pancetta al vento e mano infilata nel panciotto, e
avanti con tutta l’epopea eroica del Grande. E ci piaceva anche la sua
resurrezione dei cento giorni, dopo l’esilio all’Elba, con tutti quei pecoroni
dei monarchi di nuovo a pecoroni. E finalmente ci commuoveva la sua fine in
sordina, confinato nella “petite isle dans l’Ocean”, come aveva descritto
Sant’Elena da ragazzo nei suoi appunti di scuola.
Il
cinema lo avrebbe effigiato in varie forme e con gli interpreti più assortiti,
dal mio illustre concittadino Ruggeri Ruggeri a Marlon Brando, passando per
Sacha Guitry, JeanLouis Barrault, Charles Boyer, Rod Steiger, Armand Assante,
Christian Clavier, Daniel Auteil... e mettiamoci pure Renato Rascel! Ma
sicuramente ne dimentico più di uno. Con contorno, o meglio con antipasto, di
drammi, biografie vere o fasulle, aneddoti e citazioni.
“Fu
vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza”: ecco rispuntare il Manzoni. E’
una persecuzione!