Nell’arco
di un decennio (1930-1940) vedono la luce i tre esempi più celebri del “romanzo
storico lombardo”, “Marco Visconti” di Tommaso Grossi, “Margherita Pusterla” di
Cesare Cantù e “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni. Tutti figli più o meno
illegittimi del filone storico-avventuroso varato in Gran Bretagna dal
prolifico Walter Scott. Fra i tre, il libro del Manzoni prende decisamente le distanza dagli altri due. Innanzi tutto per
il linguaggio: evidentemente Grossi e Cantù non hanno “risciacquato in Arno” i
loro scritti. E poi per la presenza nel capolavoro manzoniano di un mondo
“proletario” assente negli altri, soprattutto impegnati a narrare le avventure
e le disavventure di nobili e cortigiani alla corte viscontea, che oltre ad
avere un biscione sullo stemma, alberga numerose vipere. Abbiamo riletto “Margherita
Pusterla” di Cesare Cantù, una storia per più versi affascinante: c’ è un
cattivo che più cattivo non si può, ed è Luchino Visconti, una giovane sposa
che più bella e buona non si puo’, ed è Margherita. E inoltre uno sposo fragile
e vagheggino, un perverso uxoricida, una serie di intrighi politici, false
accuse e pseudo-processi, figli ripudiati e poi inseguiti, un giudice e un boia
che usano la mannaia a sproposito, il tutto basato peraltro su un’ineccepibile
documentazione storica. Curioso come questi testi ottocenteschi finiti nel
dimenticatoio e resuscitati dai recenti ebook, il più delle volte disponibili gratuitamente,
ci facciamo rimpiangere una narrativa, colta ma soprattutto popolare, molto più
ricca e meno stitica della contemporanea. Sarebbe un’operazione senza dubbio
discutibile quella di rivedere questi
testi con un’ottica moderna, cioè operando alcuni tagli di brani pleonastici per
renderli più accessibili? Qualche anno fa tentai l’operazione su un romanzo
storico (“Il bravo” di Fenimore Cooper) traendone una sceneggiatura che giace tuttora
inedita e ignorata nel mio capace cassetto. Ma a parte questo volonteroso
conato personale vorrei concludere che, se l’inflazionato e un po’
“detestabile” romanzo del Manzoni ha guadagnato l’immortalità, le altre due
opere citate non sono certo da gettare all’ortiche: in fatto di offerte di
lettura, anche popolari – si pensi a Carlina Invernizio e alla Marchesa Colombi,
per fare due esempi – l’aborrito Ottocento la sapeva lunga.
(Leandro Castellani)
(Leandro Castellani)
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